Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Due sultani, Amar e Nesib, stipulano un accordo che favorisca la pace tra le loro tribù. Si impegnano a non usurpare un pezzo di terra definito “la striscia gialla”. A tale scopo, il sultano perdente, Amar, affida i propri figli minori (come garanzia) di cui uno di nome Auda, a Nesib che a sua volta ha dei figli tra cui la piccola Leyla.
Gli anni passano, entrambi i ragazzi crescono insieme serenamente, la pace prospera, ma un giorno arrivano dei texani e portano a Nesib le prove sulla presenza di petrolio in quel territorio, convincendolo ad aprire dei pozzi.
La sete di ricchezza mette in pericolo la pace. Nesib, allora, cerca una escamotage, fa sposare la propria figlia Leyla con Auda e invia quest’ultimo dal padre naturale come messaggero di pace. Tornato dalla sua famiglia originaria, Auda capisce che solo combattendo si può ottenere pace, amore e giustizia e allo stesso tempo poter ricostruire.
Il regista francese Jean-Jacques Annaud cerca di emulare lo stesso successo avuto anni prima con il film “Sette anni in Tibet”. Raccontando, sullo sfondo della rivalità fra due sultani, la storia di un impacciato bibliotecario che grazie alla sua istruzione e intelligenza riuscirà a diventare un grande condottiero e a cambiare le sorti del suo popolo impoverito da carestie, guerre e malattie.
Una pellicola con degli interessanti dialoghi ambientata ai confini del deserto di Allah. Il successo, però, non arriva; il film manca di originalità e le scene di azione sono spesso sottotono. Nemmeno la presenza di un bravo Banderas, che veste i panni di un emiro arabo in maniera convincente, riesce a dare valore al film stesso.
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