Regia di Roman Polanski vedi scheda film
1961, il ventottenne Roman Polanski si è diplomato due anni prima alla scuola nazionale di cinema di Lodz e ha già licenziato una buona serie di cortometraggi che gli sono valsi un minimo di notorietà. Questo Le gros et le maigre, che mantiene il vezzo della maggior parte delle sue creazioni di quegli anni, cioè il muto, la totale mancanza di dialoghi, è semplicemente un quarto d’ora di – strano a dirsi, per l’autore – film comico, sulla falsariga della comicità fisica chapliniana. La carta della gag ‘spensierata’ Polanski l’aveva già giocata qua e là in Due uomini e un armadio (1958), che però di fondo era un’opera di più vario respiro: qui, semplicemente, il regista ‘gioca’ a confezionare una vera e propria ‘comica’, come classicamente intesa nel cinema. Colpisce però la scelta di raffigurare un padrone grasso e pigro al fianco di un servitore magro e vitale: la logica del conflitto di classe e della fisicità del dominio sarà una costante del suo futuro cinema. Bianco e nero, musiche del solito (in quegli anni) Krzysztof Komeda, Polanski stesso interpreta il ‘magro’. 6/10.
Un ricco signore panciuto si dondola sulla sedia, nel cortile della sua villa; accanto a lui, il magro servitore lo riverisce, gli fa la barba, gli porta il pranzo e lo allieta suonando e ballando.
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