Regia di Larysa Kondracki vedi scheda film
Pellicola dal contenuto notevole, ma dalla forma non proprio trascendentale, tratta un tema sempre attuale, non solo perché riferito alla tratta delle schiave per prostituzione in Bosnia, ma perché basta vedere cosa è accaduto (accade? i media si dimenticano troppo spesso della realtà) in India, e chissà cosa succede in tante altri parti del mondo e perché no, magari anche sotto il nostro stesso naso, per capire quanti soprusi subiscono ancora le donne di tutto il mondo.
Kathryn Bolkovac (Rachel Weisz) è una poliziotta che ha bisogno di soldi per poter avvicinarsi alla figlia che vive con il suo ex marito e per questo decide di entrare a far parte del corpo di pace delle Nazioni Unite di stanza nella Bosnia del post guerra balcanica.
Qui scoprirà presto come ci sia una vera e propria tratta della schiavitù sessuale e che i principali fruitori finali sono proprio quegli uomini che lavorano in quel territorio per mantenere la pace.
Metterà a repentaglio la sua vita stessa per fare qualcosa di concreto, mentre tutti, o quasi, intorno a lei le voltano le spalle.
Film molto forte, tra l’altro tratto da una storia vera, a tratti emotivamente sconvolgente, che fa riflettere parecchio sui controsensi della vita (gli uomini di una missione di pace che si macchiano di atrocità immonde), sull’omertà imperante (nessuno è disposto a rischiare niente per salvare davvero delle vite), ma anche sulla volontà che può portare il singolo a fare cose che una gran corporazione non può conseguire.
Gran merito per la riuscita del progetto va sicuramente alla brava, e sempre tenace, Rachel Weisz, ormai abituata ad intepretare donne forti (vedasi anche “Agorà” e “The constant gardener”), regalando alle stesse sfumature umane che raramente si vedono in circolazione tutte insieme.
Per il resto l’opera regala momenti di tensione drammatica, soprattutto emotiva, la costruzione è lineare, ma asciutta e senza scene inutili, la confezione non brilla più di tanto (va poco oltre a quella di un tv movie), mentre il finale mi è sembrato poco incisivo (almeno non ai livelli a cui avrebbe potuto ambire), per quanto poi i titoli di coda a seguire facciano dimenticare velocemente tutto il resto, nel loro essere incontestabili e detestabili per il report di quanto accaduto in seguito (in sintesi i colpevoli si son salvati tutti la pelle).
Insomma rimane un film da vedere per tanti buoni motivi contenutistici (tra gli altri, anche l’ombra lunga del lato oscuro del potere), mentre il resto non spicca (Weisz a parte ovviamente), ma già così rimane a prescindere una visione obbligatoria per ricordarci di quanto possa contare l’impegno del singolo e di quanti fatti incredibilmente inquietanti si verifichino nel nostro mondo del benessere.
Discreto.
Bravo a pedinare la protagonista e nel rendere alcune scene crude fino in fondo.
Rivedibile comunque nella narrazione e nella forma non sempre all'altezza di un grande film.
Gran bel ruolo, sviluppato con partecipazione e determinazione assolute.
Strepitosamente impegnata e comunicativa al massimo.
Ottima.
Piccola parte che lascia il tempo che trova (ovvero non molto).
Qui ancora lontano dalla fama e dai ruoli predominanti.
Sufficiente.
Sa essere incisiva quando occorre.
Precisa.
Attore poco menzionato, ma di sostanza, qualità quest'ultima che torna sempre utile.
All'altezza della situazione.
Sufficiente.
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