Regia di Marcus Nispel vedi scheda film
Un barbaro è un barbaro è un barbaro. Anche se viviamo nel regno della grafica digitale e del 3D (quello brutto…) non è detto che tutto debba essere appiattito sullo standard del videoclip iperveloce. Come si fa a raccontare il mondo di Robert E. Howard, creatore del personaggio di Conan, mettendolo in scena come uno sfondo tratto da un videogioco dal quoziente intellettivo piatto? Se chiedete a Marcus Nispel, il regista che non c’era, si fa eccome. Ora, se si pensa che per anni si è vociferato di un rifacimento di Conan il barbaro, diretto ancora una volta da John Milius, per il quale sembra che i fratelli Wachowski si fossero candidati alla produzione, di fronte al film di Nispel si è colti da sconforto nero. La solennità dell’opera di Milius (e dei racconti di Howard) è lenta. Analogica. Non a caso Milius quando ha fatto il suo film pensava a Kurosawa ed Ejzenstein. Nispel, invece, ha in testa un universo heavy metal di cartapesta (e magari avesse pensato a roba seria come The Gates of Slumber, per restare in tema metal) e un montaggio supereroistico tutto di superficie (i soliti ralenti, le solite accelerazioni). E se il film percorre la strada del romanzo di formazione di Conan, l’acciaio della spada come rimedio contro la superstizione, non bastano certo il sangue abbondante o Rose McGowan per sopperire all’evidente mancanza di potenza di un film privo di mordente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta