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Conan the Barbarian

Regia di Marcus Nispel vedi scheda film

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La recensione su Conan the Barbarian

di Paul Hackett
2 stelle

Le avventure del giovane Conan, feroce guerriero nato letteralmente "in battaglia" (con un cesareo effettuato di spada alla madre moribonda!), alla ricerca del cattivone che gli ha distrutto il villaggio e ucciso il padre. Avvilente "reboot" della saga cinematografica del mitico barbaro cimmero, creato ottant'anni fa dalla fantasia di Robert E. Howard per le pagine della leggendaria rivista "Weird Tales". I racconti di Howard li ho letti da ragazzo e non ho ricordi così freschi da azzardare giudizi sull'eventuale fedeltà all'originale della storia narrata nel film di Marcus Nispel, ma, francamente, mi sembra che della saga del barbaro il regista tedesco abbia colto solo gli elementi più grossolani e superficiali (segnatamente, la violenza quasi splatter dei combattimenti): mancano totalmente la magia, l'atmosfera, le forti venature horror (e in tal senso non è sufficiente Rose McGowan truccata come il suo ex fidanzato Marylin Manson con le unghie di Freddy Kruger) e, aggiungiamolo pure, una sceneggiatura se non avvincente, quantomento coinvolgente e convincente. Anche tralasciando l'impietoso paragone con i racconti di Howard e rifacendosi al Conan cinematografico del 1982, il bilancio è a dir poco disastroso: il film di John Milius non era un capolavoro, ma poteva contare su un protagonista dall'enorme carisma come Arnold Schwarzenegger e su un regista "muscolare" e di grande personalità... "Conan the Barbarian" del 2011, invece, è il nulla più assoluto e l'ennesima dimostrazione della mediocrità di Marcus Nispel che, da anni ormai, continua a profanare classici del cinema di genere con i suoi imbarazzanti remake ("Non aprite quella porta, "Venerdì 13"). Anche il cast non brilla, con le parziali eccezioni di Ron Perlman e della già citata Rose McGowan: il protagonista Jason Momoa, classico esemplare di modello palestrato, più che un barbaro cimmero sembra un tronista della De Filippi. Un po' meno espressivo di un segnale autostradale e un po' più carismatico (ma meno versatile) di un secchio di vinavil, l'attore (si fa per dire, ovviamente) hawaiano è un Conan assolutamente improponibile, che riesce nell'impossibile missione di sembrare anonimo persino tra comprimari del tutto insignificanti. In definitiva, "Conan the Barbarian" è un ridicolo peplum di cartapesta con rivolti splatter, privo di qualsiasi attrattiva, uno dei film più inutili e sconsolanti che abbia mai visto, voto pessimo.

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