Regia di Ladislao Vajda vedi scheda film
Discreta commedia, ma secondo me inferiore alla versione di Vittorio De Sica. Il regista italiano, infatti, avrebbe saputo dare al film e al personaggio di Teresa freschezza e romanticismo, che qui non sono così percepibili. I tempi della commedia sono ben condotti, ma Vajda, tra l’altro, dà alle istitutrici dell’orfanotrofio caratteristiche più negative che nella versione italiana, sì da trasformarle in vere arpie e tiranne. Questo, assieme ad altro, fanno sì che la pellicola non sia così graziosa e gradevole come quella di De Sica. In ogni caso, non è male, e anche questa Teresa ungherese è simpatica e adatta al personaggio; ci regala anche un piacevole numero musicale, con cantatina e ballo in camicia da notte con le compagne di camerata. L’attrice magiara rende bene l’orfana innamorata, umile e imbarazzata davanti al bel dottore, ma anche determinata a conquistarlo. Forse è proprio lei l’elemento migliore del film, mentre il personaggio del dottore è forse lievemente inconsistente, e certamente meno efficace del simpatico giovane De Sica. Il tono del film e la realizzazione in generale, comunque, ricordano molto da vicino il coevo cinema italiano, segno che comunque l’Europa era Europa, e l’America America.
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