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Il pezzo mancante

Regia di Giovanni Piperno vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il pezzo mancante

di laulilla
5 stelle

Un documentario sulla dinastia degli Agnelli, industriali e non solo, come ci ha ricordato, ieri sera, su Rai Tre, il "corto" Susanna la viaggiatrice, dedicato a Susanna Agnelli e alle sue indiscutibili benemerenze, quasi perpetuando il mito dell'intera famiglia.

 

Premessa personale e… lunga

 

Ogni torinese, fra i meno giovani, probabilmente ricorda di aver incontrato, almeno una volta nella vita, qualche componente della dinastia Agnelli, forse lungo le vie della città o in qualche negozio o alla partita o al ristorante o addirittura a scuola, poiché – il film non lo dice – era una consuetudine degli Agnelli l’iscrizione dei figli alla scuola pubblica

Quei  torinesi avevano probabilmente provato, nei confronti della dinastia in questione, un sentimento contraddittorio, tra l’ammirazione, il fastidio e l’avversione; qualche volta di pietà, perché alle fortune economiche di questi imprenditori spesso si sono affiancate sciagure e lutti dolorosi.
Naturalmente, per i torinesi, come per tutti, gli Agnelli sono ricordati soprattutto come i padroni della Fiat, la fabbrica automobilistica che, con l’indotto, aveva avviato migliaia di italiani alla cultura della produzione industriale, proponendosi, per molti connazionali, come occasione di lavoro e di riscatto sociale.
Per molti torinesi, tuttavia, la Fiat e gli Agnelli erano anche vissuti come i portatori di un pensiero unico ed egemonico, di una visione – gravida di conseguenze – per la cui realizzazione le amministrazioni pubbliche si erano mobilitate, coinvolgendo tutti nei sacrifici necessari a evitare che, dal dopoguerra agli anni ’70, la massiccia immigrazione degli abitanti del Sud del nostro paese assumesse connotati di tragedia.
La città, infine, era cresciuta, si era aperta alle novità e aveva costruito un positivo modello di integrazione e di convivenza.


Solo con la crisi della Fiat, però, Torino aveva potuto dotarsi di una metropolitana, perché all’automobile era stato affidato in quegli anni lo sviluppo dei trasporti, con immaginabili conseguenze per il traffico e per la salute, minacciata dall’inquinamento e dalle polveri sottili più di ogni altra città italiana. Anche il volto di Torino era stato sfigurato e stravolto dallo sviluppo impetuoso e caotico, per il quale non era stata progettata, cosicché solo ora la città può nuovamente mostrarsi come una bella città, ricca di storia, di cultura e non solo di Fiat. 

Gli argomenti per una docu-fiction, dunque, non mancavano: tutti molto intriganti e meritevoli di approfondimento.

 

 

 

 

Il regista ha preferito trattare, invece, soprattutto il tema del “pezzo mancante”, cioè la vicenda di quei rampolli della dinastia, che, privi dell’interesse necessario per dedicarsi agli affari di famiglia, hanno vissuto un po’ ai margini, coltivando strani hobby, studi umanistici ed attività creative, quali la scrittura, la poesia, il filosofare in solitudine, nella più totale e disperata infelicità, con esiti molto tragici.


Giovanni Piperno, anche affrontando il lato oscuro, la vena di “follia” che ha attraversato gli Agnelli, avrebbe avuto materia per un film di grande interesse. Purtroppo, però, così non è stato: la saga, degna dei Buddenbroock, è diventata un’inchiesta un po’ pettegola, un collage di vecchie interviste di Minoli, di più recenti interviste a personaggi dai nomi insoliti e cognomi chilometrici, di animazioni divertenti e carine, ma nulla di più: un po’ poco!


Alla fine del film, dopo che erano già passati i titoli di coda, è comparso l’invito a non abbandonare la sala, e a continuare la visione per soli 10 minuti – rivolto ai soli spettatori di Torino – durante i quali, l’ex sindaco Diego Novelli, (non molto visibile) ha detto alcune cose interessanti della città e dei suoi mutamenti. Il film è durato per me 81 minuti, non i 71 che vengono annunciati sui giornali, sui siti web, compreso questo sito. Le parole di Novelli, che pure è stato il primo sindaco a concepire lo sviluppo cittadino non solo in funzione della Fiat, non hanno aggiunto molto a un film parecchio deludente.

______________________

 

Recensione scritta il 17 luglio 2011 e aggiornata dopo la visione del corto (45 minuti circa) per la regia di Nicola Campiotti trasmesso in seconda serata  ieri sera da RAi3, dove ancora è visibile.

 Pubblicata il 18 luglio 2011 su Mymovies.

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