Regia di Craig Brewer vedi scheda film
C'era effettivamente bisogno del remake di Footloose? La risposta ovviamente è no. Quella di Craig Brewer non è altro che una fotocopia "ringiovanita" in cui la dance anni '80 lascia spazio alle coreografie hip hop à la "Step Up" ma senza che queste siano mai minimamente coinvolgenti. Una fotocopia, dicevo, tirata a lucido e patinata, rigorosamente politically correct con un occhio alla rivalutazione della provincia americana ché in realtà non sono tutti bifolchi come sembrano. Solita morale spicciola su libertà di espressione in una vicenda che francamente invecchia male e ben poco può trovare da dire a nuove generazioni sempre più lobotomizzate da reality, talent show e social networks vari. Sequenze e sviluppo sono copiate pari pari dall' originale firmato Herbert Ross ed il giovane Kenny Wormald, per quanto comunque s'impegni, non è ahimé all' altezza di allacciare le scarpe al Kevin Bacon di trent'anni fa. Niente anima, pochissimo cuore per un film incapace di esasperare i toni e conferire una propria personalità a materiale di per sé poco originale. Patetico il predicatore di Dennis Quaid, poco incisivo il cow boy ballerino di Miles Teller ed improbabile la figlia ribelle di Julianne Hough, una bomba sexy spacciata malamente per minorenne turbata. C'è anche la celeberrima scena dello sfogo danzerino in solitaria all'interno della fabbrica abbandonata ed è qui che ha luogo il sacrilegio. Cazzo, non mi puoi prendere un pezzo come Catch Hell Blues dei Whitstripes e farlo ballare ad una mammoletta imberbe come se fosse una coreografia di Garrison. Proprio non si può.
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