Regia di Adrian Grunberg vedi scheda film
Da qualche anno a questa parte la stella di Mel Gibson ci appare ormai sbiadita (e non solo per qualche eccesso discutibile nella sua vita privata), ma questo suo riapprodo al cinema action, pur con tutti i limiti del caso, rimane piacevole seppur senza possedere grandi obiettivi progettuali.
In fuga dopo una rapina, un criminale (Mel Gibson) finisce, per un soffio, oltre i confini del Messico ed una volta catturato viene rinchiuso in una prigione molto particolare che somiglia molto di più ad una piccola comunità.
La somma ingente di denaro che aveva con se finisce a poliziotti corrotti e così si apre una ricerca plurima per recuperarli con diverse fazioni coinvolte, a partire da chi si è visto derubato.
Intanto il “nostro” entra nei meccanismi del posto anche grazie ad un ragazzino “speciale” dal futuro segnato.
C’è parecchio marciume (fin dal primo incontro tra polizia messicana e quella statunitense con uno scambio di parole fin troppo chiaro) in questo action con qualche velleità in più che si sviluppa all’interno di una prigione fuori dall’ordinario (lo stesso protagonista la definisce “il centro commerciale più merdoso del mondo”) con un intreccio nutrito per il tipo di film.
Non che il meccanismo alle spalle sia di per se perfetto, ma tra una ricerca di soldi con molteplici protagonisti ed una storia personale nella storia si può dire che il film abbia le sue cartucce da spendere e che non tiri mai il freno a mano.
Poi tra i vari spezzoni si fa preferire la componente più adrenalinica rispetto a quella sentimentale, che soprattutto sul finale annacqua, e non di poco, il risultato (arrivati a quel punto sarebbe stato probabilmente più consono optare per qualcosa di meno rassicurante e soprattutto orchestrandolo meno sbrigativamente).
Rimane un prodotto di genere, di certo non è un film da vasto pubblico, che oltre a marciare deciso, possiede anche qualche buona idea come, per esempio, la parte con il protagonista che architetta il piano per eliminare l’insidia numero uno (Peter Stormare) che, per quanto avventata, tra l’imitazione di Clint Eastwood (!?!?!) e l’uscita con ombrello dalla scena, fa il suo “sporco” lavoro.
Un po’ sporadico nell’evoluzione, un po’ semplicistico nella chiusura, ma anche incalzante quanto basta per trascorrere novanta minuti piuttosto movimentati e concitati.
Avventato, ma dinamico.
La situazione gli sfugge un pò di mano durante il finale, ma per il resto riesce a gestire agilmente un contesto action più sviluppato del solito.
Largamente sufficiente.
Ritorna dopo un pò di anni ad un ruolo decisamente dinamico e comunque meno limpido di quanto ci abbia abituato in passato (a parte "Payback") occupando la scena in lungo ed in largo.
Forse si comporta più da star che da attore affidabile e solido, ma il risultato è comunque piuttosto riuscito considerando che non è certo il film che punta a lasciare il segno.
Discreto.
Compare giusto in una delle scene migliori del film (e per il resto praticamente non si vede).
Partecipazione risicata, ma il suo volto calza bene al suo personaggio.
Pienamente sufficiente.
Si guadagna la pagnotta senza troppa fatica in un ruolo abbastanza interessante.
Sufficiente.
Come cattivo di turno non mi è parso particolarmente ispirato anche perchè il ruolo non viene curato in maniera particolare.
Nella norma (anche un filo sotto forse).
Il suo ruolo da ragazzino è importante nell'economia del film e lui dimostra di possedere la vivacità e l'imprudenza che occorre (anche se il film un paio di volte esagera).
All'altezza.
Volto e stazza caratteristici.
Sufficiente.
Presenza dignitosa anche se per la controparte femminile si poteva trovare di meglio.
Sufficiente.
Compare un paio di volte ed appare sicuro del fatto suo.
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