Regia di Lisa Azuelos vedi scheda film
«LOL» sta per «Laughing Out Loud», ovvero farsela sotto dalle risate in gergo del Web: peccato che qui non ci sia niente da ridere. Lol è anche l’arguto soprannome di Lola, inutile eco nabokoviana per un’adolescente che ha il reggiseno a vista come unica regola di abbigliamento quotidiano. I problemi di Lola sono quelli di ogni 17enne di ceto privilegiato che frequenti un liceo di Chicago dove tutti sembrano usciti da un’agenzia di fotomodelli: perdere la verginità/far credere di averla persa, far sbronzare la nonna per organizzare un party selvaggio a casa, conquistare il belloccio chitarrista che poi sarebbe il presunto migliore amico del titolo. Il tutto cercando di schivare la punizione più terrificante: il sequestro dell’inseparabile iPhone, gesto di somma crudeltà che, sospiro di sollievo, la comprensiva mamma Demi Moore non mette mai realmente in atto (la sagace sceneggiatura, per contrasto, affida la scellerata azione al padre del chitarrista, un sadico senza empatia alcuna per il complesso mondo delle telecomunicazioni giovanili). In un film tutto al femminile, a partire dalla sceneggiatrice e regista che già aveva firmato l’originale francese LOL. Il tempo dell’amore, nessuna delle donne coinvolte fa una bella figura. Miley Cyrus è emblema di una generazione irrecuperabile, votata al vuoto pneumatico come filosofia di vita: senza voler chiamare in causa le sue (inesistenti) capacità attoriali, i suoi lineamenti di 20enne già deturpata dalla chirurgia estetica sono il perfetto corollario di un’opera che non ha niente di autentico o spontaneo. Sul fronte adulti, in un corto circuito mediatico che solo un prodotto deteriore come questo può provocare, ci troviamo a provare pena per la povera Demi Moore, che di angherie da parte di imberbi ragazzini ne ha già subite abbastanza (vedi alla voce Ashton Kutcher). Infine, risulta incomprensibile la resa incondizionata della francese Lisa Azuelos, che nel confezionare questo mediocre autoremake per il pubblico americano si lancia (nella sequenza dedicata alla gita scolastica a Parigi) in una serie di indigeribili luoghi comuni sul popolo dell’Esagono (fanatici di Giovanna d’Arco e, neanche a dirlo, mangiatori di lumache!): più che di ridere a crepapelle, vien voglia di piangere.
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