Regia di Jean-Pierre Améris vedi scheda film
Come un cammello nel deserto il cinema francese è in grado di far fronte con risorse sempre nuove alle difficoltà di un paesaggio in recessione. E se la qualità del prodotto medio misura lo stato di salute di una cinematografia, quella d'oltralpe non sembrerebbe passarsela poi male. I riflessi di questa condizione sono visibili in Italia dalla presenza contemporanea di ben due rappresentanti di quel Paese, oltre al film di Jean-Pierre Améris anche il Besson in versione fantasy ("Arthur 3 e la guerra dei mondi"), capaci di interrompere la continuità distributiva del cinema panettone.
Nel caso poi di "Emotivi anonimi", commedia che, nel raccontare l'incontro di due timidi ad oltranza, si colloca dalle parte di un cinema favolistico e surreale, quello omaggiato dal favoloso mondo di Amélie, questa condizione si colora di una leggerezza fuori dal tempo, per la presenza di una realtà che assomiglia ai cioccolatini della fabbrica che Jean-René conduce con scarsi risultati per la qualità di un prodotto che non riesce a rinnovarsi nel gusto e nello stile. Nel tentativo di scongiurare il rischio di chiusura Angélique, come lui afflitta da un' insicurezza che seppur con gli incovenienti di una vita relazionale al limite del patologico, non gli impedirà di risollevare le sorti dell'azienda con un sorprendente talento dolciario, ma soprattutto di coronare il sogno d'amore con l'introverso datore di lavoro.
Costruito sulla mimica dei due protagonisti, straordinari nel calarsi nei rispettivi ruoli senza mai dar l'impressione di essere diversi da quello che vediamo, Emotivi anonimi funziona per l'equilibrio tra il senso del tragico, derivato da una condizione di assoluto impaccio, e la voglia di esorcizzarlo con un atteggiamento ludico e clownesco; nella fisiognomica dell'insieme, popolato di facce che non diventano mai caricature ma ne ricalcano l'enfasi per il dettaglio, nello stile sofisticato che non diventa mai altezzoso.
La cioccolata come elisir d'amore è spesso stato usato con più di un'allusione. Qui però diventa l'espediente per esorcizzare la paura di non essere all'altezza. Un modo per riuscire a parlarne potendo fare a meno di cognizioni filosofiche. E quando la storia si conclude, con un finale che ricorda quello di Charlie Chaplin, con i due innamorati mano nella mano che si allontanano nell'orizzonte finalmente felici, ci resta la speranza che l'amore e l'allegria siano l'unico balsamo per superare le nostre incapacità. Un regalo di Natale che più bello non poteva risultare.
(pubblicata su romagiornoenotte.it)
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