Regia di Andrea Segre vedi scheda film
Coi tempi che corrono ce ne sarebbero di storie da raccontare in grado di prendere linfa vitale dalla realtà molto complicata che stiamo vivendo, purtroppo il nostro cinema pare spesso mirare altrove (anche quando non ci si accontenta), ma non è certo il caso di Andrea Segre (che chiaramente non è nemmeno il solo, ma fa parte comunque di una minoranza ristretta) che ambienta la trama in un’area che ben conosce, dimostrando di poter andare ben oltre il documentario.
Shun Li (Zhao Tao) viene spostata da Roma a Chioggia per lavorare in un bar, il suo obiettivo è riuscire a far venire suo figlio in Italia e per questo non dirà mai di no a chi gestisce il suo (loro) presente/futuro.
In questa piccola osteria conosce Bepi (Rade Serbedzija), pescatore slavo soprannominato “il poeta”.
Nascerà un sentimento purissimo, ma ostacolato dalle malelingue e non solo.
Andrea Segre da vita ad una pellicola fatta di piccoli gesti, quelli più naturali per chi possiede ancora un’anima, per chi non accetta (o semplicemente non vorrebbe) rimanere solitario all’interno di una società sorda a questa necessità.
L’ambientazione a Chioggia è ottimale (e Andrea Segre la conosce molto bene), la nebbia, la laguna così lontana dai lidi balneari risplendenti, l’acqua alta, tutti aspetti territoriali (peraltro la fotografia di classe aiuta) che si abbinano perfettamente al contesto, e su questo sfondo il bel rapporto che nasce e poi lega i due protagonisti diviene quasi magico nella sua semplicità e nell’impossibilità di poter esser perpretato.
Quasi scontato, ma necessario, fornire un giudizio sociale impietoso; se le regole dei cinesi che gestiscono sottoboschi di vita non vissuta andrebbero quanto meno affrontate seriamente (tutti sanno, nessuno fa nulla), lo stesso vale, se non ancora di più, per il bigottismo imperante, le malelingue che crocifiggono anche i più bei rapporti (“L’ha detto anche l’assessore”, allora è per forza vero) senza voler nemmeno provare a guardare oltre il più ritrito dei luoghi comuni.
“Io sono Lì” è un piccolo film, ma più importante di quanto potrebbe apparire (d’altronde non si urla mai, si vive come si può, si prova a svoltare e si muore in silenzio), capace di parlare a chi ha (ancora) voglia di sentire ed anche per questo è da apprezzare sentitamente.
Rilevante.
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