Regia di Andrea Segre vedi scheda film
Il cinema contemporaneo italiano, spesso assai deludente perchè troppo rappresentato da commedie becere e volgari, si salva grazie a piccoli e delicati gioielli come questo, che hanno ancora la voglia di raccontare storie vere e oneste, senza eccessi e aggressività.
Io sono Li è quasi un' opera prima di un regista italiano che si era espresso fino ad ora quasi solo attraverso il documentario, e anche in questo film si sente un po' l'impronta del genere nella sceneggiatura, ma la fotografia splendida e pulita, essenziale, regala profonda poesia alle immagini che rappresentano la laguna veneta e i pescatori della piccola Chioggia, con le loro reti, le barche e i casoni, quelle strane palafitte sull'orizzonte liquido e fermo del mare.
Il film affronta con delicatezza e toni pacati un tema attuale e problematico come quello dell' immigrazione, una realtà che spesso noi conosciamo solo superficialmente, mentre ci restano oscuri i retroscena di qualcosa che è moltiforme e sfaccettato, composto da tante situazioni, lingue e culture diverse che si intersecano e convivono senza mai fondersi, e a volte comprendersi, anche con quella locale.
Così Shun - Li è una giovane cinese che ha lasciato in patria un figlio piccolo cui scrive lettere bellissime e struggenti, di cui deve riscattare il debito del viaggio che li riunirà, lavorando prima in un laboratorio tessile, e dopo in un bar di Chioggia.
La nostalgia per il suo paese si traduce nella cerimonia della commemorazione di un antico poeta cinese, elemento che crea un' affine amicizia con Bepi, pescatore di origine slava, italiano d'adozione da trent'anni trapiantato nella nostra penisola, chiamato il Poeta, perchè si diverte a comporre rime, che probabilmente sente non non appartenere a nulla, nè alla sua terra d' origine, nè all' Italia, benchè venga considerato italiano a tutti gli effetti dai suoi amici.
Li e Bepi sono due anime affini, due solitudini incomprese che si sostengono e si danno coraggio per non sentirsi troppo estranei in un mondo estraneo.
Il loro rapporto è fatto di parole e confidenze scambiate la sera al bar, o sullo sfondo della laguna, tra ricordi del passato, di luoghi, persone e cose.
Nulla di scandaloso o indecente, una sorta di sentimento platonico e delicato, libero da tutti i problemi e i dolori.
Ma l'ignoranza, la volgarità, il pregiudizio si mettono fra loro a rendere impossibile un rapporto semplice e pulito, perchè per la comunità cinese gli italiani non sono amici, ma clienti, e la combricola del bar altro non vede che quello che vuole vedere, immaginando ciò che non esiste.
Un piccolo film delizioso che non urla ma parla per immagini semplici e mai patetiche, che hanno un retro gusto amarognolo e lasciano vagamente intuire il non detto, come la figura della ragazza cinese che sull'orizzonte del mare compie quella strana danza in solitudine.
I due attori principali sono ottimi nelle loro interpretazioni, davvero naturali e mai forzate, figura delicata e discreta quella della cinesina Li, un po' ruvida, ma onesta e buona quella del vecchio Bepi.
Buoni anche i personaggi secondari che parlano il dialetto chioggiotto che rende necessari i sottotitoli come per la lingua cinese.
Non so quanto successo abbia avuto al botteghino, immagino sia passato quasi inosservato dal pubblico, (magari anche mal distribuito, non so...) ma è un film che meriterebbe davvero di essere visto e apprezzato perchè è una delle cose migliori che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni nel misero panorama del cinema italiano, escludendo qualche raro titolo.
Veramente bello.
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