Regia di Andrea Segre vedi scheda film
La 35enne cinese Shun Li è a tutti gli effetti una schiava: lavora in un sottoscala di Roma, un laboratorio tessile, per rimborsare alla sua Testa di Serpente il prezzo del viaggio e del permesso di soggiorno. Non sa quanto tempo ci vorrà, deve lavorare, lavorare, lavorare.
Scrive spesso al figlio di 8 anni rimasto in Cina col nonno, gli promette che un giorno lui potrà raggiungerla, che quando il padrone le dice di cucire 30 camicie in un giorno lei ne fa 10 di più, per poterlo rivedere più presto.
Un giorno il suo "padrone" le dice che cambierà lavoro, andrà a fare la barista a Chioggia. E così Li deve affrontare una nuova vita all'Osteria Paradiso, in mezzo a pescatori, pensionati e sfaccendati, gente ignorante e dalla mentalità ristretta, lei che, fieramente operaia e figlia e nipote di pescatori, onora ogni anno la venerata memoria del poeta Song Yu (III sec. a.c.) accendendo candele rosse galleggianti, fra gli sberleffi dei suoi giovani connazionali che non parlano nemmeno più cinese.
Ha una sola confidente, la sua compagna di stanza, probabilmente una prostituta (molto più giovane e carina, esce truccata e in minigonna per andare al lavoro quando Li rientra - ed è quasi irriconoscibile quando, struccata e in tuta, fa i suoi esercizi di Tai Chi sulla spiaggia).
L'unico a non trattare Li come un pittoresco pezzo d'arredamento è Bepi, detti il Poeta per la sua abilità di improvvisare rime, sessantenne pescatore originario di Pola, in Italia da trent'anni, da poco vedovo, che non vuole saperne di andare a vivere a Mestre col figlio. E fra i due "immigrati" nasce un delicato rapporto di simpatia e solidarietà, senza sesso, come trivialmente insinuato dai compaesani, solo la voglia di condividere due solitudini per renderle meno gravose. Ma non va bene nemmeno questo: "disturbato" da questa amicizia il padrone la minaccia di rimettere a zero il rimborso del debito se non interromperà ogni rapporto con Bepi.
E Li è costretta ad obbedire, a rinunciare all'unico rapporto umano che le è rimasto. Trasferita di nuovo senza preavviso, stavolta in un centro commerciale, anche dopo l'improvviso, agognato arrivo del piccolo figlio, non dimentica l'amico Bepi, ma ormai è troppo tardi.
Di grande intensità e semplicità le interpretazioni dell'attrice cinese Zhao Tao e di un ancora vigoroso, con tracce dell'antico fascino, Rade Sherbedzjia nei panni di Bepi.
Magnifici come sempre il gentile pescatore Marco Paolini e l'antipatico avvocato Roberto Citran, impagabile il laido piccolo delinquente (troppo stupido per essere un grande criminale) Giuseppe Battiston.
Riconoscibile dal primo fotogramma l'inarrivabile fotografia di Luca Bigazzi, che riesce a cavare dal grigio delle nebbie lagunari sprazzi di autentica poesia.
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