Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Agosto 1991, porto di Bari. Arriva una gigantesca nave, adibita per il trasporto di zucchero, carica all'inverosimile di esseri umani. Erano migliaia e migliaia di albanesi in fuga. Accolti dall'esercito e stipati dentro allo stadio cittadino, i nuovi arrivati vengono gestiti con comprensibile difficoltà per qualche giorno e poi rispediti in patria, eccetto quelli che riescono a fuggire.
Le immagini sono impressionanti e commentate da chi quel giorno era presente - da una parte o dall'altra: profughi albanesi e forze dell'ordine e portuali italiani - assumono una forza ancora più dirompente; La nave dolce arriva a vent'anni esatti di distanza da quei giorni intensi, febbricitanti e ne riporta in vita tutta la drammaticità. Ottimo il lavoro di Daniele Vicari, il cui impegno 'civile' è noto principalmente per Diaz - Don't clean up this blood, e che qui si dimostra altrettanto attento al lato umano, sociale e politico di una questione scottante come è quella dell'immigrazione. I flussi prorompenti che nei primi anni Novanta giunsero nello Stivale dai Paesi balcanici rappresentano infatti la prima occasione in cui gli italiani si dovettero affacciare seriamente sulla problematica, che da lì a un quarto di secolo si sarebbe a dir poco ingigantita con gli sbarchi massivi dalle coste africane; l'ora e mezza di racconto di La nave dolce è un concentrato di disperazione mista a gioia, sensazioni che, rievocate a distanza di una consistente fetta di tempo, riescono perfino a sconfinare nella nostalgia, nella malinconia del "com'eravamo". Due decenni più tardi gli albanesi sono infatti ormai quasi perfettamente integrati nel Belpaese e lo possono testimoniare anche alcuni dei personaggi in scena nel documentario, chiamati a rievocare i loro ricordi di quei giorni, come per esempio il ballerino e attore Kledi Kadiu o la traduttrice Eva Karafili. Unico neo del lavoro, la mancanza di didascalie che aiutino a capire chi precisamente sta parlando sullo schermo. Sceneggiatura: Vicari, Antonella Gaeta e Benni Atria; coproduzione fra Italia e Albania. Curiosità: la nave è 'dolce' sia perchè rappresenta la fuga verso un mondo ipoteticamente migliore, sia perchè in origine trasportava zucchero cubano. 6,5/10.
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