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Il profondo mare azzurro

Regia di Terence Davies vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il profondo mare azzurro

di alan smithee
8 stelle

locandina

Il profondo mare azzurro (2011): locandina

Remake di un vecchio film misconosciuto di Anatole Litvak con Vivien Leigh, che a quei tempi poteva forgiarsi di una ambientazione contemporanea rispetto al romanzo "Il profondo mare azzurro" di Terrence Ratigan dal quale e' tratto.

Qui invece si ritorna indietro nel tempo fino al 1952, nel Regno Unito di un'epoca che non aveva ancora familiarita' con gli scandali amorosi che potessero minare un'istituzione imprescindibile come il matrimonio. Succede infatti che, nell'immediato dopoguerra, la bella moglie di un giudice molto noto dell'Alta Corte britannica, si innamori di un giovane militare, pilota delle forze aeree, conosciuto tramite il marito per una passione comune dei due uomini nutrita nei confronti del golf. L'attrazione e' travolgente (anche se il film sceglie di rappresentare piu' le conseguenze che gli episodi cardine della vicenda, scelta coraggiosa e contro ogni facile logica cinematografica) e la donna decide che non puo' piu' fingere di amare un uomo anziano verso il quale nutre al massimo solo affetto. Hester, questo il nome dell'intensa protagonista, sceglie dunque, con un certo coraggio, la strada tortuosa che le detta il sentimento, tralasciando l'agiatezza e la sicurezza che la vita sociale garantita da un matrimonio facoltoso potevano assicurarle.

Ma si sa, spesso i giovani sono amanti perfetti ma focosi, irruenti e spesso difficili da gestire per la veemenza del loro agire, per il sangue caldo che anima i loro corpi e le loro menti vitali, appassionate, scostanti. Sara' dunque molto difficile prendere una decisione definitiva, ancor di piu' quando dall'altra parte il consorte che si e' abbandonato dimostra tutta la sua onesta' d'uomo perbene, disposto comunque ad aiutare la donna che ama ancora, a venirle incontro nell'affrontare le mille insicurezze e gli ostacoli di una societa' molto intransigente nei confronti di chi deraglia dalle regole assolute dettate de una morale intransigente e bigotta. 

Il ritorno alla regia di Terence Davis e' una preziosa opportunita' per chi, come me, ha apprezzato in modo totale la delicatezza e l'emozione di un regista raro (anche dal numero di opere firmate in quasi trent'anni di attivita'), sensibile ed emozionate nel saper trattare con umanita' e toccante partecipazione i drammi interiori di persone che si trovano ad affrontare il tormento di scelte personali che ti cambiano la vita (penso a capolavori come "Il lungo giorno finisce", "Voci lontane, sempre presenti", ma anche a "Serenata alla luna") . Scelte piccole se raffrontate al corso evolutivo della storia, ma decisive per definire il corso di una vita. Un film magari apparentemente non fondamentale o non necessario, persino demodé e forse facilmente e approssimativamente catalogabile come un prodotto da signore bene prima dell'ora del the; ma in realta' un sentito ritorno di un regista che piu' di ogni altro sa toccare con grazia e commozione le corde armoniche dei sentimenti.

Grande e sentita interpretazione di Rachel Weisz, probabilmente la piu' brava attrice giovane da un po' di tempo a questa parte (anche se non si direbbe affatto, probabilmente si avvicina gia' alle quaranta primavere), occhioni lucidi che trascinano alla commozione, donna coraggiosa che affronta la passione rinunciando all'agiatezza proprio nel momento in cui la fine della seconda guerra poteva finalmente garantire il benessere ed una tranquillita' da tempo inauspicabili. Tom Hiddleston, quasi un nuovo sofisticato e nervoso Leslie Howard, le fa da appropriato focoso contraltare, rendendo piu' auspicabile ed umanamente comprensibile la scelta coraggiosa, avventata ed irruenta della nostra bella protagonista.

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