Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Se fossi donna avrei paura di uno che mi guarda come Brandon ( Michael Fassbender). Uno che pur non avendoli sembra sempre inforcare quei famigerati occhiali a raggi X che vendevano sui giornali qualche era geologica fa. Uno che ti spoglia con lo sguardo insomma, uno per cui per dirla alla Prophilax la pornografia è l'unica via, dedito esclusivamente all'amore mercenario , un Don Mignotte che paga sempre col bancomat.
Brandon non sa fare l'amore. Sa solo trombare.
Mi si scusi il francesismo.
Il protagonista dell'ultimo film di Steve McQueen è un American Psycho-Sexual, un uomo che riempie il suo vuoto esistenziale con vagonate di pornografia, che sente quasi il bisogno fisico di dare sfogo continuo al suo stravaso ormonale. Però quando si tratta di fare l'amore con una persona con cui avere una storia fatta anche di sentimento e non solo di sesso, cominciano i problemi di tenuta fisica e mentale.
Se McQueen è la mente, Fassbender è il braccio , o meglio è la proboscide, quell'altra cosa che mostra generosamente ma sarebbe una battuta troppo facile.
Mentre vedevo questo film mi domandavo a che grado di esibizionismo può arrivare l'attore.
Escludendo naturalmente quelli che lavorano nel settore pornografico che credo che non abbiano nessun problema in merito, anzi più gente sta lì a guardarli meglio è.
E pare che certe volte si portano pure il lavoro a casa.
Prendiamo ad esempio la scena in cui Brandon arriva a casa e con la mazza da baseball irrompe nel bagno credendo che ci sia qualche intruso e trova la sorella, Sissy, interpretata da Carey Mulligan in versione nature che sta facendo la doccia.
La Mulligan , in versione come mamma l'ha fatta continua a snocciolare battute una dietro l'altra senza il minimo problema davanti presumibilmente a una troupe piuttosto ben nutrita.
Vabbè c'è l'escamotage dello specchio ma credo che il nocciolo della questione sia lo stesso.
E stupisce ancora di più perchè fino a Drive non ci eravamo accorti di lei come a una donna fatta e prima del film di Refn pensavamo a lei come a poco più di una ragazzina che doveva ancora arrivare al fiore degli anni. E invece a breve le primavere saranno 27.
Possibile poi che tutti hanno parlato dei nudi full frontal, full back , insomma full tutto di Fassbender, tutti a parlare della sua dimensione artistica e nessuno abbia accennato minimamente a quello della Mulligan?
Che, detto tra noi nella scena della doccia sembra un gatto scorticato, poi con i capelli sistemati e il trucco giusto, oltre che le immancabili adorabili fossette, è tutta un'altra cosa.
Anche se il suo fisico è assolutamente ordinario, di normalità quasi sconvolgente in un mondo di palestrati, di anabolizzati e di addominali a tartaruga.
Per non parlare di Brandon Pilone Fassbender che se ne va tranquillamente in giro ignudo con il batacchio-coso bene in vista e ogni tanto simula anche che gli dà una bella lucidata, per non parlare degli amplessi furiosi che lo vedono protagonista.
Shame a scanso di equivoci è un film visivamente bellissimo.
McQueen è regista di talento spropositato e ogni tanto nell'utilizzo reiterato del suo amatissimo pianosequenza si specchia nella propria bravura. Però ci sono sequenze come quella della corsa notturna del protagonista sotto le luci fioche di una New York buia e minacciosa in cui bisogna solo levarsi il cappello e spellarsi le mani dagli applausi.
A proposito di New York: la metropoli di Shame che fa da sfondo alle (dis) avventure erotiche di Brandon ha perso definitivamente la sua aura romantica non è più luogo di promesse d'amore eterno e di storie zuccherosamente romantiche ma solo di incontri occasionali, di sesso rubato nascosti a malapena all'angolo di una strada ( ma perchè, benedetti figlioli visto che avete una macchina e fior di appartamenti a disposizione ?), di tours de force in locali notturni sbattendosene allegramente del lavoro.
Decisamente non un bel posto per vivere.
Shame è il film scandalo della scorsa mostra di Venezia e quello che ha fatto finalmente girare nel mondo sia il nome di McQueen, sia quello di Fassbender. E' nato già con le stimmate del cult. Ma credo che abbia avuto molta risonanza per il motivo sbagliato. Forse perchè il pubblico ben pensante,maschilista e neanche tanto sotterranemente omofobo non ha problemi col nudi di donna mentre ne ha e parecchi anche con quello maschile.
E'un film fotografato ottimamente e recitato come il dio del cinema comanda. Ma faccio fatica a ritenerlo un capolavoro o un cult.
Il problema si chiama American Psycho di Brett Easton Ellis in cui il protagonista, fatta la tara alla sua tendenze omicide, è molto simile al Brandon di questo film e questo mi fa avere una sorta di amaro deja vù nella visione.
Inoltre credo che il buon Steve abbia calcato la mano su certi particolari giusto per far salire un po' lo scandalometro.
Prendiamo ad esempio la scena in cui Brandon litiga ferocemente con Sissy: c'era proprio bisogno di girarla in quel modo con Fassbender ignudo che sventola lo sbarabaus a due centimetri dalla faccia della Mulligan? Sembra forzata, artificiosa, girata in quel modo per far inorridire i benpensanti che magari sono schifati dal rapporto molto "carnale" tra due che nella finzione sono fratello e sorella . Magari si poteva arrivare alla stessa drammaticità, forse anche oltre, tenendo gli attori a distanza , persino vestiti.
Shame è la presa di coscienza del proprio vuoto interiore, una lunga autoanalisi psicologica che fa arrivare alla consapevolezza. Credo che sia questo il senso del pianto a dirotto di Brandon.
Mentre non ho capito il senso della furtiva lacrima che gli ha lucidato l'occhietto mentre Sissi si esibiva in una versione bradipa e con la sordina di New York New York, cantata veramente da Carey Mulligan, che ha un passato da indie rockstar .
Una canzone arrangiata in modo lattiginoso e senza quel crescendo finale che l'ha resa celebre. Praticamente stravolta dalla voce da usignolo sofferente ma tuttaltro che potente della graziosa Carey.
(bradipofilms.blogspot.com)
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