Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Rimasticatura di un cinema gia' fatto con ben piu' alti risultati dai cinesi gia' un paio di decenni fa. Basta confrontarlo con 'Vive L'amour' per capire quanto sia tagliato a grana grossa. Nel cinema anglofono e' sempre il messaggio moralistico a farla da padrone e uno spirito pragmatistico per cui e' necessario mettere in scena qualcosa di sensazionalmente cruento per concretizzare il tema di fondo del film anche ad uso degli spiriti deboli. E' di moda una finta trasgressione in quanto bardata in un moralismo tradizionale e una esibizione estetizzante di cultura: la musica classica con le solite variazioni Goldberg, il design minimalista/razionale chic. Il finale e' proprio di un moralismo smaccato. In pratica il tipo e' solamente un drogato di sesso. Non si parla di una condizione esistenziale che riguarda tutti come nei film cinesi teste' citati. Si pensi anche a 'Tokyo decadence'. Da omosessuale dovrei approvare ma il mio interesse per il cinema viene prima della vista di un bel cazzo in controluce e di un fugace bacio omo. Che trasgressione!!! Tanta quanta nella Littizzetto. Protagonista tagliato su quello di 'American Psyco', serial sex cannibal - percio' le variazioni goldberg. Che cultura cinematografica!!! Tempi miseri e desolanti. Tutto e' falso, facciata, superficie, look. Money money money.
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L.:"Se vogliamo usare un linguaggio "scientifico", ti devo correggere: in questo contesto la bellezza del protagonista non è una condizione né sufficiente (chi è bello deve soffrire di bulimia sessuale?) né necessaria (chi soffre di bulimia sessuale dunque è bello?)." Intendevo a livello narrativo non reale. Confondi i livelli? Complimenti per lo spirito combattivo.
Hai sottolineato, nel tuo precedente intervento, "anche se nella realtà non un elemento è necessario - sufficiente ma non necessario si dice in scienza". Pensavo ti riferissi alla realtà, e come vedi l'errore è giustificato. Ciao.
L.: "Vorrebbe dire cadere nella trappola di Haneke, preparata apposta per chi vuole sentirsi dire che tutto va male - la stessa trappola nella quale è caduta la puritana America, e la critica italiana." R.: Questa è bella! Ci può stare: il crogiolarsi nella sofferenza. Forse c'è qualche termine tecnico in psicanalisi :-) Per quanto mi riguarda gli ultimi due film di Haneke sono capolavori, più Il nastro bianco. Gli altri mi lasciano qualche perplessità. Dire che l'ultimo Haneke è farlocco è come dire che Fellini è farlocco. Non so se mi sono spiegato bene. Non si può essere soggettivi su tutto. Nei libri di Storia dell'arte si fa una selezione degli artisti di cui parlare altrimenti sarebbero degli elenchi telefonici. ----- "Il mercato non è mica solo quello delle grandi cifre e dei blockbsters. Ha potuto godere di una campagna pubblicitaria di un certo livello". L.: "Mah, di solito non seguo le campagne pubblicitarie... Parliamo piuttosto con dati oggettivi alla mano..." R.: Ma perché la campagna di marketing che ti ho citato non è un dato oggettivo? Link: http://www.youtube.com/watch?v=67w3ktY1DJQ. ----- E parliamo di dati oggettivi ----- L.: "Parliamo piuttosto con dati oggettivi alla mano, e prendiamo ad esempio il solito Haneke: Amour ha avuto un budget superiore di due milione di dollari a quello di Shame (l'avresti mai detto?) e ha guadagnato di più al box office (!). Shame dunque ha avuto un successo commerciale limitato-quasi nullo in America (3 mln di dollari), limitato nel circuito del cinema d'autore internazionale... Ancora qualcosa non torna: perché se volessi potrei ripetere il tuo stesso discorso sull'orientamento merceologico di Shame a proposito del film di Haneke - le prove a supporto sono le medesime. A quel punto, però, cosa mi diresti?" --- R.: Tipico modo di ragionare all'italiana. Aut aut. Coppi / Bartali. Bionda/Bruna. Gina/Sofia. Stai facendo tutto tu io non ho detto che uno è commerciale e l'altro no. La stai creando tu l'opposizione categorica cacciandomela a forza in bocca. non c'è dicotomia per me. L'uno mi piace e credo che sia un artefatto di valore l'altro no e sono convinto che non sia un artefatto di così alto interesse come qualcuno crede. tutto quà. Sono entrambi film commerciali solo che uno usa espedienti seduttivi l'altro molto ma molto meno: Haneke. La commercialità di un film non si misura con gli incassi né con gli investimenti. Autorialità o valore artistico non è un termine in dicotomia con il commercio. E' l'uso dell'oggetto che determina l'onestà dell'operato, dell'artista. Non è la scoperta dell'energia atomica il male ma l'uso che se ne fà.
Hai sottolineato, nel tuo precedente intervento, "anche se nella realtà non un elemento è necessario - sufficiente ma non necessario si dice in scienza". Pensavo ti riferissi alla realtà, e come vedi l'errore è giustificato. Ciao. -----
Nella realtà non è necessario che uno sia bello per scopare tanto. Nella finzione, invece, è un modo drammaturgicamente convincente e commercialmente proficuo per giustificare l'attività sessuale del protagonista. Ragione sufficiente ma non necessaria. Poteva anche metterci un individuo dall'aspetto comune. Una possibilità scartata e un individuo pensante deve tener conto soprattutto delle possibilità scartate. E' così che si opera una scelta.
L.: "Trovo kubrickiana la coincidenza di forma e contenuto, trovo kubrickiana la voglia di sperimentare da parte del regista su una narrazione comunque tradizionale, trovo kubrickiana l'ambizione di fare un cinema di pensiero che non tagli fuori il pubblico - giustamente dici che McQueen non va "a fondo", come non sono andati "a fondo" Bertolucci in Ultimo tango a Parigi o Kubricik in Eyes Wide Shut. I punti di contatto, per me, si fermano qui). " --- R.: Allora i kubrickiani sono a bizzeffe. Cosa intendi con coincidenza di forma e contenuto? E' quello che ogni artista che voglia dirsi tale deve fare. E scontato. Kubrick e Bertolucci non vanno "a fondo"? Di cosa? Le tematiche sono diverse. E' una frase buttata lì per fare effetto. Io dicevo che Mcqueen non va "a fondo" con la tematica trattata e l'ho spiegato anche. Sembra che entri nell'intimità del protagonista ma a guardar bene non approfondisce né la sua psicologia né la condizione sociale ma rimane in superficie dell'uno e dell'altro. Non è da tutti aver vauto un rapporto incestuoso con una sorella suicida. Mi viene da sorridere al solo doverlo ribadire. cosa intendi per immedesimazione? Forse ha a che fare con qualcosa di personalissimo che fa parte della tua esperienza oppure si tratta di un viluppo non meglio specificato di sensazioni viscerali che si desidea provare perché fa tanto vita vissuta ma non si ha la minima idea di cosa si tratti. Mah. Questa è distanza. Il cinema può solo evocare, indicare, richiamare emozioni che sono già dentro di noi. Non ricrea l'esperienza viva ma la cita. La vita si vive fuori dalla sala cinematografica. AHIAHIAHI --- L.: "(anche se, visto il lungo confronto che stiamo portando avanti da tempo, dovremmo tenere in minimo conto l'opinione dell'altro - almeno io ho provato a tenerne conto)" --- R.: AHIAHIAHI non mi senbra tanto cortese da parte tua. Mi viene in mente Peter Seller che legge la lettera a James Mason nel Lolita di Kubrick. --- L.: "Alla fine di tutta questa discussione mi viene da pensare che per capire (non apprezzare, capire) Shame bisogna avere a che fare con la vita oggi, con le contraddizioni della contemporaneità, senza voler per forza giudicare. Essere immersi nella metropoli, in prima persona. Shame è un film sul 2011, chiaro che alcuni lo capiranno fra venti anni, specie la critica sessuofoba e moralista o fintamente liberata, che proietta i propri fantasmi su questa pellicola e che vede nel film cose che non ci sono, arrivando addirittura a contestarne l'impianto psicopatologico." --- R.: No, guarda, forse qualcosa del mondo narrato da Mcqueen la so visto che mi sono dato da fare anche in qualche dark room e in luoghi di battuage poco rassicuranti, fast food sex. Da questo punto di vista i sono immedesimato. Si prova la stessa sensazione di dipendenza. Ma è qualcosa di più normale di come la racconta Mcqueen. D'altronde basta farsi un giro nel siti dedicati al sesso. Non credo affatto di essere sessuofobico. Attenzione! Normalità non significa buono. La ragione della malattia di Brandon, di quello vero, che esiste nella realtà quotidiana concreta, extradiegetica :-) è più sociale che individuale altrimenti ne facciamo il solito caso di freak-disabile-disfunzionale di cui avere compassione. Cultura pietistico-puritana. Mcqueen ha ecceduto nella costruzione drammaturgica e questo ha sbilanciato tutto il lavoro. Ma l'ha fatto intenzionalmente per richiamare almeno qualche spettatore in più di un Cassavetes o di un Fassbinder, quello di Il diritto del più forte, di Querelle, un altro esempio di sesso disfunzionale, in fondo. Che poi abbia avuti meno spettatori del previsto e meno di altri film è un altro paio di maniche. Di Von Triers penso ogni bene. Ha cambiato la sintassi visuale. Oggi tutti costruiscono le imagini con il suo metodo finto-sporco realistico. Di Mcqueen non penso granché.
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