Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
La convivenza con una ossessione è alienante, non permette legami, ma pretende disciplina e sacrificio. “Shame” parla di questo, di come un uomo, Brandon, abbia organizzato la propria esistenza in base alle proprie necessità compulsive, verso la propria dipendenza alle pratiche sessuali: masturbazione, sesso etero o omosessuale, tramite chat o riviste specializzate, non conta in che modo ottenere la soddisfazione, l'importante è raggiungerla.
Il film, dalle prime immagini, ci mostra il circolo vizioso in cui Brandon ha circoscritto la propria vita: un piccolo appartamento in cui girare nudo, poter ricevere prostitute o compagne occasionali, poter guardare su siti pornografici filmati hard, l'unico fastidio è il messaggio quotidiano che la sorella Sissi lascia sulla segreteria telefonica, in cui implora una sua risposta che non arriva mai...ma mai Brandon manca di ascoltare il messaggio.
Brandon gira nudo per casa, a lavoro si cela dietro una maschera di competenza, ma il bagno dell'ufficio ospita le sue masturbazioni in pausa caffè.
Una passeggera della metropolitana, una conoscente in un locale notturno, la prostituta di alto o basso borgo...Sono solo corpi da utilizzare, il sesso nel film è solo movimento meccanico senza eccitazione...L'eccitazione si avverte nel momento in cui Brandon si fa predatore delle proprie “scelte”, è quella la vibrazione che si coglie nel film, il momento di forte emozione,gli occhi di Brandon sembrano quelli di un vampiro, dopo l'atto sessuale tutto riprende senza lasciare segno, una semplice ma ingombrante abitudine.
Il film ci mostra il presente della vita di Brandon, senza sapere nulla del suo passato, e il finale non ci rivela nulla di quello che potrà accadere. Quando la sorella Sissi gli piomba in casa, violentando la sua vita privata, si percepisce che i due hanno condiviso un passato pesante, che il loro è un legame forte, che inutilmente il fratello cerca di evadere. L'intimità quasi incestuosa tra i due, è sempre sul limite pericoloso del non ritorno, in alcuni momenti si percepisce quasi che in passato quel limite sia stato superato. Sissi ha rapporti disastrosi con gli uomini, cerca di legarli con veloci rapporti, che risultano inconcludenti, cerca tramite il fratello un legame familiare, che ha davvero poco del tradizionale.
Brandon rifugge tutto questo, vuole essere lasciato solo, perché solo così può assecondare quella che è la sua natura. Pensa che nella sua indipendenza e solitudine stia la propria libertà, in verità la sua è una prigione terribile e senza via di uscita. Un giorno però esce con una sua collega, una donna con la quale non finisce subito a letto, dalla quale in qualche modo rimane affascinato per la sua semplicità, per la sua voglia di “normalità”. Quando la porta in albergo per possederla non vi riesce, forse la improvvisa dolcezza di lei, l'inaspettato coinvolgimento lo bloccano: la sua ossessione non permette legami, il sesso è qualcosa da utilizzare, non è un completamento a qualche tipo di sentimento.
Molto bello il ritratto di questo uomo in conflitto con sé stesso, con la propria natura, che non vuole “curare”, ma assecondare. Gli affetti vecchi e nuovi, i legami familiari in qualche modo inceppano gli ingranaggi, non gli permettono di vivere senza intoppi la propria routine: la paura di innamorarsi, la paura di perdere la sorella, lo fanno riflettere sulla propria condizione, ma è un attimo...la compulsione avrà la meglio, e le prede si faranno cacciare ancora, la notte arriva e il vampiro riprende la sua vera natura. L'aspetto più amaro della storia di Brandon, e quindi di quelli che convivono con le proprie ossessioni e manie, è proprio quello della consapevolezza della propria solitudine nel momento in cui si imbatte in un rapporto che può essere più profondo: Brandon capisce di essere solo quando sente accanto il vero calore affettivo di un'altra persona, e non c'è cosa più devastante di raggiungere questa consapevolezza.
Il film poteva cascare facilmente nel banale, nello scontato, nel volgare o nell'eccessivo, il tema trattato si poteva prestare a superare un limite pericoloso, invece non ho trovato mai le scene di sesso, anche nelle ultime sequenze più deliranti, volgari, il regista è stato bravo a mantenere l'attenzione sullo stato emotivo dei protagonisti, arrivando così nel profondo dei personaggi, senza bisogno di flash back per spiegare situazioni antecedenti. Bellissimo il dialogo tra Brandon e la sua collega, mentre camminano per strada dopo essere stati a cena: l'impaccio tra i due, l'imbarazzo adolescenziale tra due adulti, piccoli trucchi di corteggiamento, e infine la domanda di Brandon alla donna: “dove vorresti essere ora e chi?”, lei senza esitazione risponde: “ vorrei essere io qui e adesso”. Il film è questa risposta: “qui e adesso”, la vergogna è quella che spesso si prova dopo.
Su Fassbender tutta la mia ammirazione, ormai mi ha completamente conquistata, è il migliore in assoluto in questo ultimo periodo, da molto tempo non trovavo un attore che mi prendesse così...Ogni onore e merito a questo attore, sperando che gli capitino copioni sempre di questa portata.
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