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Shame

Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film

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La recensione su Shame

di michemar
8 stelle

Si può vivere senza sentimenti e senza relazioni affettive? Si può avere “Un Cuore In Inverno” tutta la vita e avere un chiodo fisso nella mente, anzi molto più in basso? Brandon ormai è così, non prova affetti per alcuno, la sua vita si può dire che è scarna, ci sono solo il lavoro e il sesso e non necessariamente praticato con altri.

Si può vivere senza sentimenti e senza relazioni affettive? Si può avere “Un Cuore In Inverno” tutta la vita e avere un chiodo fisso nella mente, anzi molto più in basso? Brandon ormai è così, non prova affetti per alcuno, la sua vita si può dire che è scarna, ci sono solo il lavoro e il sesso e non necessariamente praticato con altri. Non riesce neanche a lavorare in maniera concentrata, perché anche sul suo tavolo di lavoro il computer è impestato da filmati porno, come a casa e nei suoi armadi pieni di riviste per uomini. Tutto gli serve per stimolare molto facilmente la sua fantasia, sia nel bagno del suo ufficio e del suo appartamento dove si “serve” da solo, sia per la chat con donne pronte ad esibirsi, sia per agganciare con grande facilità donne nel metrò, nei bar, nei locali pubblici. Tutto senza alcun tipo di amicizia o sentimento, neanche verso una sorella totalmente allo sbando che ha invece un disperato bisogno del suo affetto e della sua protezione. Steve McQueen (ah! quanto mi è caro questo nome!) si conferma quel regista che abbiamo conosciuto con il magistrale HUNGER. Sì, magistrale, perché se non si è di questo livello, il film sul ribelle nordirlandese non sarebbe stato quell’opera eccellente quale è. Si parla troppo per me di Michael Fassbender, bravissimo in questo ruolo: il film è prima di tutto una prova “autoriale”, è il prodotto di un regista che ha un sicuro grande futuro. E’ passato dalla FAME alla VERGOGNA facendo un percorso unico che continuerà con il prossimo TWELVE YEARS A SLAVE (sempre con il bello Michael e con l’altro bello Brad Pitt), trattando comunque il suo argomento preferito: l’oppressione fisica e morale.

Anche nel suo secondo film, il regista utilizza spesso le sue amate inquadrature fisse per sequenze uniche e certamente non corte, anche se la camera non è immobile come la lunghissima e famosa unica sequenza di 22 minuti di HUNGER. Gli attori devono quindi recitare queste scene molto preparati, non ci sono stacchi.

Nella trama, solo dopo un’ora il personaggio ha un sussulto ed entra in crisi per la sua vita così vuota, vacua e a questo punto cerca di autopunirsi scendendo negli inferi della mente e della città. E qui si apprezza l’accoppiata musica-inferno, con una bellissima e struggente colonna sonora che accompagna Brandon in scene drammatiche, perfino Bach. Mi ha ricordato le scene finali di PLATOON, quando l’Adagio For Strings di Samuel Barber strizza l’anima mentre il sergente Elias viene ucciso dal suo collega Barnes.

Stride osservare la facilità di accoppiamento di Brandon senza alcuna inibizione e senza alcuna protezione e la sua mania igienista adottata solo in casa, che lo porta a litigare con la sorella affinché beva con il bicchiere e non dalla confezione, ché lasci tutto in ordine e pulito, ché non usi tutti gli asciugamani, ché non gli sconvolga la sua vita domestica. Ma la sorella forse rappresenta la sua anima addormentata e quindi la sua coscienza: da qui lo scatto verso una liberazione mentale?

Stride osservare il lusso e la assoluta libertà di comportamento con cui vive il protagonista a confronto del cemento-merda e la costrizione fisico-mentale di Bobby Sands nell’atroce carcere di Maze nel primo film del regista, HUNGER.

L’altra contraddizione della vita di Brandon è che una volta che una esce con una collega con cui può nascere una vera relazione…fa fiasco e non parlo di problemi relazionali, ma un vero e proprio fiasco dal punto di vista sessuale. Per lui il sesso è una semplice funzione corporale, come mangiare o bere, se ci deve mettere il cuore l’impulso sessuale muore. D’altronde egli afferma appunto:”Perché stabilire una relazione? Perché mettere su famiglia? A cosa serve?” Chiaro, no?

Ma proprio nel finale, quando affiora la tragedia, Brandon riscopre l’istinto fraterno e si accende una lucina di affetto per la sorella e chissà, per il suo futuro.

Fassbender all’altezza delle attese. Carey Mulligan straordinaria come sempre, anche se non mi sono molto emozionato al suo “New York, New York” come invece molti amici di FilmTV. Steve McQueen? Il film è suo. Bello, potente, viscerale, come il personaggio.

 

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