Regia di Andrea Arnold vedi scheda film
Andrea Arnold realizza un adattamento di Cime tempestose molto fedele al romanzo, dove la sovrastruttura sentimentale è bandita per un approccio puramente viscerale, fisico. C’è chi ha avvisato una ricercata impronta malickiana nella rappresentazione della natura, ma è esattamente il contrario: mentre Malick ci vuole mostrare l’estraneità e l'indifferenza dell'ambiente circostante nei confronti degli affanni umani, qui la natura è parte attiva della vicenda: urla, soffia, bussa alle finestre per entrare. Ma non si tratta di una rappresentazione espressionista, in quanto non è la natura che si fa tempesta per assecondare l’animo umano, bensì è l’uomo stesso ad essere in tempesta all’interno della natura, animalesco, istintivo e brutale quanto e oltre le creature che lo circondano. E per ottenere questo effetto, la regista riduce i dialoghi al minimo, esasperando al contempo l’aspetto sensoriale del film, non solo da un punto di vista sonoro e visivo (tantissime volte l’immagine si focalizza su micro visuali), ma anche da quello del gusto, dell’olfatto e (soprattutto) del tatto.
Bellissimo
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