Regia di Andrea Arnold vedi scheda film
Quando il numero di trasposizioni già realizzate sfiora l'infinità, c'è poca scelta: o ricalchi i predecessori o inventi qualcosa di nuovo. Andrea Arnold decide per la seconda opzione puntando sull'antispettacolarità, scelta saggia che si adatta bene al proprio stile e crea premesse per un Cime tempestose atipico. La regista britannica, che nei primi lungometraggi aveva trovato il suo punto di forza nel mantenere pulsanti le emozioni sottaciute, spoglia il soggetto da ogni contorno e ottiene una rielaborazione volutamente arida, desiderosa di raccontare il nudo amore attraverso l'essenziale, o addirittura meno. Il film che ne deriva corrisponde in tutto e per tutto all'identikit cercato dall'autrice: antipatico, rozzo e respingente. Ma è un oggetto talmente impoverito da non possedere più nemmeno le tracce di passione che la Arnold avrebbe voluto (e dovuto) covare tra sofferti silenzi e lunghe sopportazioni. Personaggi risucchiati dall'impersonalità, sentimenti relegati a qualche virtuosismo di regia saltuario. Il film nasce morto ed Emily Brontë continua ad attendere una trasposizione degna del proprio testo. Questa era davvero un'ottima occasione.
da tempo consegnata all'eternità
delude alla prova decisiva, ma avrà tempo e modo di rifarsi.
non male
se la cava
discreto
la regia non è capace di approfondirlo a dovere, lui ci mette del suo con una certa impersonalità
sempre un piacere ritrovarlo
molto carina e in gamba
non male
particina
fa il suo dovere
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