Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film
The Grandmaster è un film di Hong Kong del 2013 e segna il ritorno in patria, dopo la parentesi americana con My Blueberry Nights del 2007, del maestro Wong Kar Wai; film in esame ha riscosso all'unanimità ottimi pareri e lo dimostrano i ben 12 Hong Kong Awards su 14 nomination (tra cui segnalo miglior film, regia e sceneggiatura).
Con questo film Wong, maestro indiscusso del genere Wenyi Pian (melodramma), ripropone tutta la sua poetica, ma andiamo con ordine; per prima cosa il film si concentra sulla figura, amatissima in patria, di Yip Man (interpretato questa volta dall'immenso Tony Leung Chiu wai), realizzando un film che si allontana molto dalla saga di Wilson Ip (quindi se proprio siamo in vena di paragoni, si avvicina di più al film di Herman Yau con Antony Wong protagonista: Ip Man The Final Fight), ponendo "quasi" in secondo piano le arti marziali, ripeto quasi infatti è bellissima la sequenza in cui vengono spiegati i vari stili (prima della sfida tra Ip Man e Gong Yutian).
Come già anticipato prima da un punto di vista tecnico-stilistico il film è ineguagliabile e ritroviamo tutta la poetica di Wong Kar-wai:
1) Si parte dalla voice-over, spesso seguita da filmati di repertorio, utilissima sia per spiegarci la vicenda (visto le numerose ellissi) sia per esplicitare i sentimenti dei protagonisti.
2) Come spesso accade in un film di Wong, il maestro ama giocare molto sulla velocità di scorrimento delle immgiie in particolare modo troviamo la tecnica dello step-framing.
3) Ritroviamo una precisa strutturazione dello spazio, più precisamente con l'intento di creare una dimensione fortemente claustrofobica; quindi spazio opprimente utilizzato per enfatizzare ad esempio un amore mancato e mi riferisco alla possibile storia d'amore tra il maestro Yip Man (sposato) e la figlia di Gong, Gong Er (una fenomenale Zhang Ziyi). Per capire al meglio questo preciso utilizzo dello spazio vi rimando alla sequenza di conversazione finale tra Gong Er ed Yip Man: Wong opta per una conversazione campo-controcampo in semi-oggettiva, riprendendo dietro le spalle con in campo la nuca di Gong ed il volto di Yip Man, tuttavia il volto di Yip non occupa una posizione centrale dell'inquadratura anzi la nuca di Gong copre quasi interamente il volto del maestro di Wing Chun ed il tutto serve per enfatizzare ancora la dimensione claustrofobica delllo spazio a disposizione dei protagonisti e quindi evidenziare la mancata relazione tra i due.
4) Ottima la fotografia e colonna sonora, perfettamente funzionale al contesto.
In The Grandmaster risultano davvero interessanti i combattimenti, Wong opta per una stilizzazione estetica della violenza a favore di una notevole attenzione per diversi particoli per rendere l'azione in parte realistica ma allo stesso tempo focalizzandosi su effetti di dinamizzazione visiva (quindi combattimenti che si avvicinano molto allo stile di Zhang Yimou però con un uso limitato del wirework)
Molto bella anche la sequenza dopo i titoli di coda in cui Yip Man si rivolge direttamente al pubblico (con gli occhi fissi in camera): «Qual è il tuo stile».
Imperdibile.
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