Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film
Il Kung fu come “arte di vita” e sentimento,centro d'un epoca antica,che danza in armonia come uno Yn e Yang nella Cina ancora feudale,arcaica e relegata a scritti e tradizioni millenarie.
Wong Kar Wai con “The Grandmaster” realizza (forse) la sua opera piu' ambiziosa,narrando di una vita (o di vite) speciale,quell'Yp Man leggendario maestro di “Wing Chun” e “Kung fu”.
Tra i suoi allievi un certo Bruce Lee,che a proposito del Kung Fu dichiaro: "Il lottatore di Kung Fu non vive per, ma vive".
Una frase che accoglie il cuore d'una filosofia orientale oggi soppiantata dalla globalita' del capitale.
Ma l'oggi non c'entra nulla nelll'ultima opera di -Kar Wai ,un dipinto estatico pregno di movimenti danzanti e sensi vitali.
Il regista orientale impregna il film di canoni estetizzanti,fluendo nella narrazione tipica da flashback "Leoniano" tanto legata ai flussi di memoria.
Quei ricordi e quelle memorie che "suonano" dalla voce dello stesso Yp Man,nel meccanismo poetico trasformato in "cronaca" d'un mondo scomparso.
Ed è forse questa "l'ombra" del film,che nella trionfante imponenza viene intaccato dalla continua (ed irritante) voce off, sottraente lo spazio al poema visivo.
In "The Grandmaster" il ricordo danza col sentimento perduto,abbracciando epoche ed eventi nefasti,come l'invasione giapponese in Cina.
Kar Wai dirige sprazzi di memoria nel suo consono stile pregno d'ellissi e spazi "vuoti",riempiti da "visioni".
Perchè "The Grandmaster" oltre ad essere un viaggio dell'anima attraverso la lotta è un percorso "visivo".
Visivo nella trionfale estensione d'immagini al ralenty,come un voler cristalizzare la nobilta' d'un arte antica.
E sopratutto un poema artistico d'un regista talentuoso che realizza un opera ricca esteticamente,ma "persa" nel cercare un senso e un significato alle cose.
Ma tuttavia quella Cina è lontana,la si osserva come un panorama attraverso un oblo' chiuso per sempre.
Perchè la Cina di "The Grandmaster" è un tempo (e uno spazio) oramai perduto,vive nell'ellissi dei suoi personaggi:di Yp Man,Gong Er,Man San,figure scolpite in fotogrammi filosofici, sottolineati da splendide perle di saggezza.
E' una saggezza atavica e tramandata di padre in figlia,è un arte di movimento in sintonia con la natura,ma sopratutto è la storia d'un amore non realizzato.Kar-Wai come nel malinconico "In the mood for Love" inscena l'amore nelle sue forme piu' incontrastate:sentimento e rimpianto,proprio quel rimpianto per l'emozione rimasta sospesa,chiusa da "ruoli",limiti,regole e definizioni.
Quel rimpianto che come dice Gong Er,"se non ci fosse,la vita sarebbe noiosa.......",di certo è piu' tormentata,ma vita "incompleta",chiusa da quel desiderio di vendetta che abbatte la femminilita'.Un amore incompiuto,non realizzato,e in balia di eventi e destino.
Il sentimento restera' ricordo,immagine,e poema visivo,rimanendone cristalizzato nel flusso della memoria.
Fuori c'è un destino ad attendere,che percorre il sentiero dell'esistenza, oppure rimane legato al dolore,perdendosi tra le nebbie d'oppio in stile "De Niro,Leone".Sorrisi enigmatici e scampoli di lotta "artistica" sulle note di Morricone (C'era una volta in America) terminano un film dolce,filosofico ed estatico,un Kar Wai in vena che pecca d'una parte prolissa, perdendosi in voci narranti......
In storie cosi' non serve l'udito,basta la pura contemplazione......
Capolavoro incompiuto.......
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