Regia di Luc Besson vedi scheda film
Figlia di un generale e leader nazionalista birmano e di una diplomatica, Aung San Suu Kyi rimane orfana del padre a soli due anni, quando l'uomo viene ucciso da avversari politici nell'immediato dopoguerra. Con una tale eredità sulle spalle, il premio Nobel per la pace 1991 cresce come figura di riferimento assoluta nel suo paese, diventando numero uno della Lega Nazionale Per La Democrazia. La pellicola di Luc Besson traccia la biografia di questo straordinario esempio di tenacia e coerenza personale e politica, ripercorrendo le tappe di una vita dedicata alla lotta non violenta per i diritti civili e la libertà degli individui. L'Orchidea D'Acciaio, come viene soprannominata dalla stampa internazionale per la sua determinazione mista a eleganza e dolcezza, viene tenuta agli arresti domiciliari per molti anni, prigioniera di un manipolo di militari tanto aggressivi, prepotenti e sanguinari, quanto retrogradi e superstiziosi (famoso il fatto che molte scelte statali venivano affidate ai tarocchi e agli indovini). Il film si sofferma sulle battaglie condotte dalla San Suu Kyi per i propri ideali e parallelamente ne mette in risalto la vita famigliare e la dimensione personale. Il regista francese compie opera di diffusione di un'intera esistenza votata a contrastare le ingiustizie, le prevaricazioni e i tremendi soprusi compiuti dal regime al potere in Myanmar. Gli va dato atto di saper coinvolgere un vasto pubblico in modo semplice e diretto, utilizzando un registro assolutamente popolare e d'ampio spettro. Non lesina in scene (e tempi) che sfociano sovente nella retorica e nell'agiografia sfacciata e populista, tagliando nettamente in due il mondo che ci presenta: da un lato i cattivoni di turno, dall'altra i puri di cuore, punto e a capo. Bianco e nero, in sostanza, lì dove sicuramente qualche maggiore gioco d'equilibrio narrativo e una dimensione meno romanzata avrebbero donato spessore ai personaggi, spesso ridotti colpevolmente …non dico alla stregua di figurine da fotoromanzo, ma quasi. Pù televisione che cinema in molti passaggi. Eppure tutto scorre via e ci si sente in dovere di perdonare le frequenti cadute di tono, lasciandosi catturare dalla straordinaria fermezza d'intenti di una figura storica clamorosamente moderna, una mosca bianca in un mare (ancora una volta, purtroppo) di vergognose dittature sparse tristemente per i continenti.
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