Regia di George Clooney vedi scheda film
Le idi di marzo non racconta nulla di nuovo, questo è innegabile: l'ascesa di un potente è sempre connessa alla sua capacità di adattarsi (corrompersi, per dirlo in maniera più efficace) all'ambiente e di manipolare l'opinione pubblica; e più il gioco si fa duro, più circolano denaro e fama insomma, minore sarà la morale di chi sopravvive e va avanti. La sceneggiatura (nominata per l'Oscar) di Clooney, Grant Heslov e Beau Willimon è tutt'altro che un parto di fantasia o di originalità: ma va bene così per il 2011 in cui il film esce, perchè questa è la sempre più cruda realtà dei fatti e la denuncia di un sistema politico non più basato sulle idee, ma sugli scandali e sulla demonizzazione dell'avversario, è materia fra le più scottanti e impellenti a trattarsi. Le idi di marzo non è un film particolarmente coraggioso, e anche questo va detto, ma è comunque un lavoro che mette il dito nella piaga al momento giusto - sia pure senza affondarlo, senza spiegare troppo, senza rifarsi a personaggi o situazioni esplicite (si potrebbe parlare di Clinton come di Bush: non è importante il colore politico del protagonista); la veridicità storica di quanto la pellicola asserisce, poi, è confermata innanzitutto dal titolo, che si rifà a un episodio accaduto ormai due millenni or sono e che è divenuto proverbiale. Se il ruolo centrale è affidato al bravissimo Ryan Gosling, sono comunque determinanti anche gli apporti di Evan Rachel Wood, Philip Seymour Hoffman e del regista stesso, che si ritaglia un ruolo di primo piano nella storia, ma secondario nella narrazione. Coinvolgenti le musiche di Alexandre Desplat. 6/10.
Uno giovane, zelante e ingenuo addetto stampa, nello staff di un candidato democratico Usa alle primarie, viene coinvolto suo malgrado in uno scandalo fabbricato ad arte per far precipitare il politico. L'emergenza viene però gestita in modo imprevisto per il ragazzo.
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