Regia di George Clooney vedi scheda film
L'inno all'ipocrisia rappresentato dal discorso finale sull'etica è un agghiacciante ritratto della patologia congenita che corrode la politica da dentro, da sempre. Clooney non fa sconti a nessuno, né tantomeno le manda a dire. Personaggi che giocano sporco e duro, a qualunque fazione appartengano, in qualunque campo essi operino. Un desolante quadro d'insieme in cui a farne le spese è il meno scafato e spietato di turno o un'ingenua e giovane ragazza che, sparita nell'ombra, macchierà indelebilmente le coscienze dei signori del potere. Il Male in giacca e cravatta, sorridente, affabulatore, machiavellico, cinico e assassino. Che si tratti di carriere o vite, tutto è lecito pur di vincere, imporsi, conquistare terreno nella guerra senza regole per la corsa alla poltrona. Gli ideali crollano inesorabilmente di fronte al compromesso, al doppiogioco, al ricatto. Vince ancora una volta il marcio dell'apparenza, del calcolo, degli slogan, del populismo, dei media e dei partiti che piegano al loro interesse il bene sociale, un terreno come un altro per conquistare il dominio sul prossimo. Si respira denuncia al sistema, come nei migliori film attivisti degli anni settanta. Squadra d'attori vincente.
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