Regia di George Clooney vedi scheda film
E'vero che George Clooney fa sempre "cool" ma non è un film natalizio,"Le idi di marzo",e forse gli avrebbe giovato uscire qui da noi tra un mesetto:considerazioni sulla distribuzione a parte,che sembra abbia concentrato appunto tra Gennaio e Febbraio un fuoco di fila di uscite importanti che sembra pure eccessivo,tenendo presente anche che comincia la conta per gli Oscar (ma ci sono anche produzioni nostrane che puntano ad incassi sostanziosi),il film è la quarta regia della star emersa con "E.R.",e probabilmente sarà tra le pellicole protagoniste alle prossime nominations per l'Academy.Il film precedente,che era un omaggio dichiarato alla screwball comedy,"In amore niente regole",era,pur garbato e non spiacevole,il meno riuscito tra quelli realizzati da Clooney dietro la macchina da presa:qua torna a tematiche più congeniali al suo modo di fare cinema,che non esula mai da una critica sarcastica alla politica,si pensi al vero e proprio atto di coraggio che è stato "Good night,and good luck",fatto durante il massimo picco reazionario dell'era Bush II. Spostando avanti la data delle primare,licenza perdonabile per essere adeguata al titolo scelto dall'autore,il film racconta una storia sporca di ricatti e ideali macchiati in nome di strategie e successo in politica,illustrando come un nato idealista quale il protagonista Ryan Gosling ceda,in nome dell'ambizione e dell'affermazione personale,al gioco vile dello sgambetto a chiunque,anche a costo della vita di qualcuno:la sceneggiatura,intelligentemente,ambienta nell'ambito del partito democratico,quello del regista,l'urticante faccenda,e non in quello repubblicano,che sarebbe costato al lungometraggio l'accusa facile di faziosità,e procede intensa eppur sciolta con passo sicuro. Clooney conclude con un primo piano silenzioso la storia,e mostra una volta di più la qualità di uomo di cinema abile e intelligente che gli si riconosce:Ryan Gosling si avvia,dopo "Drive" e questo ruolo,ad essere uno dei protagonisti della decade in corso,Clooney compare solo dove richiesto dal racconto al suo personaggio di candidato alla presidenza che rivela un'anima non bella ma la sua presenza aleggia su tutto il film,e se Hoffman e Giamatti,sempre più "uomini de panza" sanno risultare caratteristi con i fiocchi,Evan Rachel Wood è di una bellezza fresca ed espressiva.Un buon film politico,che sa colpire duro.
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