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Le Idi di Marzo

Regia di George Clooney vedi scheda film

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La recensione su Le Idi di Marzo

di alan smithee
8 stelle

Alla fine su questo corrotto e corruttibile mondo terreno la politica, strumento necessario di una ideale societa' democratica (ma di un altro pianeta), si trasforma in uno schifo, in cui domina il compromesso, la menzogna, l'arrivismo, e in cui i pochi eletti finiscono tutti prima o poi per utilizzare il loro ruolo per i propri sporchi interessi e vantaggi: alla faccia di tutti coloro che li hanno eletti.
George Clooney e' una delle poche star hollywoodiane che alterna divismo - nel suo piu' classico stampo glamour, anche patinato e scontato (come la  noiosa vetrina di belle e semisconosciute divette/fidanzate che cambia con la disinvoltura di un paio di calzini) - a impegno, che manifesta spesso passando dietro la macchina da presa. Questa volta poi il divo firma con questa sua quarta opera il suo film migliore, teso come un thriller, intricato e militante come una pellicola del migliore Pakula anni '70, anche questa volta (dopo il bello ma un po' troppo parlato Good night and good luck) evitando di perdersi in lungaggini e stringendo saggiamente il discorso al fulcro della vecenda.
Il trentenne sveglio e risoluto Stephen (un Goslin sempre piu' lanciato, convincente e ormai onnipresente) scala le tappe della sua carriera di addetto stampa al candidato democratico per le prossime elezioni americane, diventando l'uomo di riferimento del lanciatissimo governatore Morris (Clooney, perfetto nel ruolo simil Clinton). Questo suscita rancori da parte di altri piu' anziani collaboratori che con tutti i mezzi e i sotterfugi lo bloccano incastrandolo con una pesante indiscrezione circa un contatto con il suo agguerrito avversario presso lo sfidante repubblicano.
Dato per spacciato e dopo aver cercato inutilmente di vendersi al nemico rivelando segreti piccanti o imbarazzanti, Stephen alla fine sfrutta la tragica vicenda di una bella stegista con cui ha flirtato, morta suicida (ma sara' poi davvero cosi?) dopo esser stata costretta ad abortire un figlio illegittimo del governatore Morris, per costringere il politico a farlo tornare al suo posto ed assicurare l'ascesa del rappresentante repubblicano. In mezzo a tutto cio' compravendite di voti repubblicani in cambio di un ministero degli esteri ed altri intrighi e sotterfugi che coinvolgono pure la carta stampata e che non sono certo una novita' nella triste storia politica del nostro paese e del mondo democratico intero.
Un grande cast che vede oltre ai due belli e famosi divi pure grandi nomi come P.Seymour Hoffman, gigantesco in proporzione alla sua stazza, Paul Giamatti sempre piu' luciferino, Marisa Tomei in una delle sue migliori prove degli ultimi anni, Jeffrey Wright nei panni del senatore repubblicano trombato che si vende ai democratici assicurando l'Ohio per un ministero, e una intensa, tenera e convincente Evan Rachel Wood nei panni della sventurata stagista. Alla fine vien voglia davvero di buttare tutto via e ricominciare con una asettica gestione tecnica della cosa pubblica, senza condizionamenti di parte e senza questa mostruosa classe politica che non smette di stupirci per le sconcezze di cui si rende protagonista.

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