Regia di George Clooney vedi scheda film
NEI CINEMA DAL DICEMBRE 2011
VISTO AL CINEMA NEL DICEMBRE 2011
C’è il rischio di giudicare questo film alla stregua di un dramma sentimentale come tanti altri. Flirt sull’ambiente di lavoro, seduzione, fascino, tradimento, lacrime e ricatti e compromessi. Con una dose di giochi di potere. Un giorno sei il migliore, quello dopo sei fuori. Tuttavia Le Idi di marzo – uno degli otto lungometraggi diretti da George Clooney (premio Oscar 2006 per Syriana) – è molto di più. L’attore e cineasta del Kentucky, seleziona quegli elementi per farne l’ingrediente satellite e un po’ ruffiano di un serio approfondimento sull’ambiente della politica statunitense, sugli equilibri che regolano le campagne elettorali, sul potere di lobbisti e addetti stampa superpagati e su quello di stagisti e giornalisti assai meno pagati ma altrettanto senza scrupoli. La differenza fra democratici e repubblicani è assai più sottile di quanto credano gli elettori e solo intrufolandosi nelle riunioni e nei dopocena di partito si può capire quanto sia alto il rischio di un appiattimento delle politiche.
DA OFF-BROADWAY AL GRANDE SCHERMO
La sceneggiatura – scritta da Clooney stesso col fidato Grant Heslov – trae spunto dalla peace teatrale di successo Farragut Nord (stazione della metropolitana di Washington nel distretto di Columbia, situata più vicino al centro geografico di DC per gruppi di riflessione, lobbisti e altri gruppi di difesa, cfr. Wikipedia) del 2008, opera del drammaturgo e sceneggiatore statunitense Beau Willimon (anche da lui un contributo allo script del film). La vicenda in immagini – il cui titolo si rifà alle Idi di marzo del 44 a.C., data in cui fu assassinato Giulio Cesare - quindi, s’ispira e romanza fatti relativi alla campagna elettorale per le Primarie democratiche del 2004 dell’ex governatore Howard Dean che mirava alla presidenza degli Stati Uniti.
CINEMA DI QUALITÀ
Opera cinematografica ben costruita, con una fotografia nitida (Papamichael) e un montaggio (Mirrione) che garantisce il perfetto livello di consequenzialità degli eventi e di tensione. La varietà e finezza dei dialoghi, altro merito della sceneggiatura, rimanda alla genesi teatrale ma sa pure molto di cinema, grazie alle interpretazioni di qualità garantite da un cast fatto di professionisti d’eccellenza.
UN CAST D’ECCELLENZA
Protagonista è il giovane capo ufficio stampa del governatore democratico Mike Morris (nella parte troviamo lo stesso Clooney) interpretato da uno smagliante Ryan Gosling (nel 2023 sarà nel cast di Barbie). Il suo Stephen Meyers ricorda in qualche modo il rampante pubblico ministero de Il caso Thomas Crawford, 2007, affascinante e ambizioso ma costretto a scontrarsi con l’imprevisto che genera dalla malignità della natura umana, pecca dalla quale neppure lui, il buono del film, può sentirsi incontaminato. Al suo fianco si muove un sempre appropriato e naturale Philip Seymour Hoffman (premio Oscar 2006 per Truman Capote - A sangue freddo) nei panni del manager per la politica del governatore Meyers, Paul Zara, capo diretto di Steve. Impeccabile pure Paul Giamatti (che ho inziato ad ammirare nel 2004 grazie al ruolo in Sideways - In viaggio con Jack), che impersona il diabolico Tom Duffy, omologo di Zara ma sull’opposto campo di gioco. Si distinguono, in modo diverso e con differente ma comprovata bravura, due attrici del calibro di Marisa Tomei (premio Oscar 1993 per Mio cugino vincenzo) ed Evan Rachel Wood (anche nel cast della serie Tv di successo Westworld, in streaming su Sky Go), la prima reporter politica del New York Times, la seconda seducente ma drammaticamente sprovveduta stagista del governatore. Bene anche Jeffrey Wright (Monster, 2018), senatore senza scrupoli e Max Minghella (nell'apprezzata serie Tv The Handmaid's Tale, vedibile su Tim Vision) addetto stampa inevitabilmente opportunista.
IL VALORE STORPIATO
In un mondo in cui quello che si pensa non conta nulla, al confronto di ciò che si è disposti a fare davvero, si scontrano personaggi di potere differente ma tutti facenti parte inscindibile della stessa storpiatura del concetto di valore. Film da non perdere. Voto 9.
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