Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Altro giro altro regalo, il cinema di Steven Soderbergh è una vera e propria ruota che gira, vorticosamente ed in maniera incredibilmente obliqua, alla faccia dei giudizi altrui e delle sue stesse dichiarazioni che già da un po’ lo vorrebbero porsi fuori dai giochi.
Questo “Haywire” è un altro tassello che va ad aggiungersi ad uno dei puzzle più a se stanti della recente produzione americana (e non solo aggiungerei).
Mallory (Gina Carano) è un agente segreto che lavora per una compagnia privata e nel suo lavoro è considerata la migliore e quindi chiamata spesso in azione.
Ma durante una missione a Dublino viene incastrata con un complotto, tutti sono sulle sue tracce per eliminarla dai giochi, ma oltre a fuggire il suo pensiero è fin da subito rivolto a capire chi c’è dietro tutto questo raggiro e quindi vendicarsi alla sua maniera.
Picchia duro Gina Carano, un vero e proprio “uno(a) contro tutti” e come spesso accade, o almeno quando vuole, nei film di Soderbergh la platea di interpreti, qui tutti maschili, è da far tremare i polsi.
Un ritmo esplosivo caratterizza l’andamento in lungo ed in largo, ma anche l’intreccio è sufficientemente sviluppato, per quanto in questo contesto non risulta essere la componente privilegiata (e comunque alcune motivazioni non sono convincenti fino in fondo).
Su tutto infatti si ricordano, e con estremo piacere, l’incredibile “face to face” tra la protagonista e Michael Fassbender (insomma dovunque vada l’attore nato in Germania non passa inosservato) e la prolungata fuga in quel di Dublino, da seguire in perenne apnea.
Dopo di che il film appare ben fatto, ma forse un po’ troppo scolastico (va detto che Soderbergh ha studiato bene), i divi attraversano lo schermo a turno ed il finale è secco e stiloso per quanto in fondo piuttosto prevedibile.
Un lavoro dunque sostanzialmente ben fatto con al centro una donna a dir poco esplosiva, quel tocco di glamour assicurato da nomi di prima fascia ed un canovaccio che senza trovare soluzioni brillanti a iosa è comunque solido quanto basta per garantire una novantina di minuti all’altezza della situazione.
Dinamico.
Un pò scolastico, meno personale che in altre circostanze, ma quando ingrana la marcia giusta riesce a tenerla per diverso tempo.
Discreto.
A livello di recitazione non comunica molto, ma in tutto il resto, che comunque il film privilegia, mette in campo uno spirito da guerriera come poche altre volte in passato si è visto.
All'altezza della situazione.
Tra i tanti non ha certo avuto il ruolo migliore ed anche come talento puro è uno degli interpreti messi peggio.
Passabile.
Illumina lo schermo nello spezzone del quale è (co)protagonista con un duetto, e poi duello, brillante con la protagonista.
Bravo (come sempre).
Nel ruolo del "villain" (con tutte le virgolette del caso) non raggiunge risultati all'altezza delle sue migliori interpretazioni.
In ogni caso nemmeno sfigura (la presenza è comunque sicura).
Più che sufficiente.
Gigioneggia da par suo.
Pienamente sufficiente.
Interpretazione in libertà che non lascia tracce evidenti (anche se poi ...).
Sufficiente.
Piuttosto simpatico a stare al gioco nella parte di un giovanotto che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Interpreta, e direi che lo fa con convinzione, la parte del padre di Mallory.
Partecipe.
Ruolo scarsamente significativo, ma è puntuale e preciso quanto serve.
Pienamente sufficiente.
Sufficiente.
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