Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Ho l'impressione che l'apparentamento dichiarato da Sokurov nei titoli di coda, che riunirebbe Faust in una tetralogia con Moloch, Toro e Il sole, tenda soprattutto a nobilitare un film non del tutto riuscito. Lo dico senza (purtroppo) conoscere l'opera di Goethe, che è la più famosa riguardo alla storia - vera, a quanto pare - di tale Faust, leguleio, medico, scienziato ed aspirante mago. Ne scrissero già Marlowe e Lessing, prima del grande poeta di Weimar, ognuno aggiungendo, togliendo o comunque variando qualcosa nella storia del personaggio. Liberissimo quindi anche il regista russo di fare proprio il signor Faust (rinominandolo Enrico), probabilmente secondo un'ottica più laica - se non atea - che in passato. Potrebbe essere soltanto una mia impressione, anche perché il meglio del film mi sembra risiedere in qualche particolare che rimanda a certa letteratura tedesca sia contemporanea (E.T.A. Hoffmann) che successiva (F. Kafka) a Goethe. Però ammetto che un Faust che trova la forza di liberarsi in maniera spiccia del suo Mefistofele mi ha sorpreso parecchio.
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Per quello che ci ho letto io, certo c'è anche Goethe (e molto altro) ma Sokurov recupera molto dello spirito popolare originario della leggenda del Faust.. Una specie di controinterpretazione che rimette in discussione molte cose (a partire proprio dal rapporto Faust/Mefistofele). Si va insomma oltre il "mito" e si ritorna invece alla figura di quell’alchimista realmente esistito, prendendo spunto proprio dalle leggende che nacquero intorno alla sua vita e alla sua morte e che si diffusero nel paese attraverso i Volksbuck (i libri del popolo) a partire dalla fine del ‘500 per poi trasferire le sue gesta e i suoi rapporti col demonio spesso rilette in chiave comico-farsesca nel più immediato linguaggio del teatro. Sokurov riparte così dallo spirito grottesco di quella tradizione popolare tedesca, contaminandola però con ingredienti e sapori appartenenti indiscutibilmente alla cultura russa, per darcene una lettura più carnale e moderna: per lui, per "questo" Faust, probabilmente l’anima nemmeno esiste, visto che la sua mente abbraccia e accetta solo la conoscenza certa, soprattutto quella umana ed anatomica riferita a ciò che è carnale e terreno, e si fa spesso guidare – anche nel dubbio - dalla pancia.
Grazie spopola, bellissimo commento: se si potesse, gli metterei l'utilità, perché mi ha aiutato a capire il film di Sokurov.
Nella versione italiana il personaggio viene sempre chiamato Faust... perchè secondo te è stato rinominato Enrico?
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