Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
"In principio era l'azione"
(Johann Wolfgang von Goethe - Faust)
Avendo paura di addentrarmi in una materia d'approfondimento troppo complessa, cercherò di scrivere il meno possibile, cercando di evidenziare gli elementi principali e fondamentali del film.
Quarto capitolo della tetralogia del potere, Sokurov propone un riadattamento cinematografico del Faust di Goethe o meglio, una libera interpretazione.
Andando nel profondo, la pellicola insiste sulla brama per il potere di ogni essere umano. Il Dottor Faust è un uomo colto e intelligente, conosce la filosofia, la giurispridenza, si intende di astrologia e ha studiato la medicina, eppure, proprio come tutti gli altri, non è soddisfatto delle sue capacità e cerca qualcosa di più; cerca denaro e, soprattutto, maggiore sapienza per poter comprendere sempre di più e poter spiegare quello che nessuno sulla terra è mai riuscito a spiegare. Troverà la possibilità di accrescere le sue necessità grazie ad un "fortuito" incontro con Mefistofele, abile tentatore dalle sembianze di un grottesco e deforme essere umano. I due saranno legati per tutto il resto del film e Faust, poco a poco, cederà, per la sua smodata smania di potere, alle lusinghe del demonio fino a firmare con il sangue il contratto di "vendita" della propria anima in cambio di una notte con la giovane Margarethe, della quale si era precedentemente invaghito.
Ma si sa, la ricerca smisurata di potere non trova alcun limite e porta l'uomo ad andare oltre, oltre un'aspra montagna lasciandosi dietro anche colui che, teoricamente, è capace di saziare ogni tipo di tentazione. La prepotente ricerca di Faust diventa la sua stessa dannazione. Sokurov sembra dirci: nemmeno il demonio riesce a fermare l'uomo nella sua radicata volontà di andare oltre, di superare ogni schema, di autodistruggersi.
Di questo parla l'ultima fatica del regista russo che è riuscito a potrare sul grande schermo una storia senza limiti e senza tempo: quella dell'uomo e della sua maledizione.
Il tutto è realizzato alla perfezione ma discostandosi, volutamente e, aggiungerei, fortunatamente, dall'attuale modo di fare film. I colori opachi e bruciati, il formato 4:3, le ricercate inquadrature, l'uso di particolari filtri e lenti per deformare le strade, le abitazioni e i volti rendono Faust la perfetta incarnazione dell'opera letteraria (in generale) nel cinema. Una pellicola di rara bellezza che racchiude tutto quello di cui è capace uno dei geni del cinema contemporaneo e, nel panorama cinematografico di oggi, il chiaro esempio del fatto che, per fortuna, un certo modo di fare cinema non si è ancora completamente perduto.
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