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Faust

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Faust

di chinaski
10 stelle

Non la scienza può arrivare all’anima, mentre su un tavolo di un arcaico laboratorio mani nude tolgono da un cadavere organi e viscere. Quale sarebbe il posto dell’anima? Il cuore? L’intestino? I piedi? Dove possiamo trovarla e studiarla, sezionarla come si fa con qualcosa di concreto, fatto di sangue e tessuti?

Eppure dentro ogni uomo esiste un dio personale, che regola ordina e detta legge, un dio che decide le nostre azioni ma che al di fuori del nostro corpo perde tutto il suo potere.

Faust, in preda a simili pensieri, si muove tra le stradine di una città di sogno, dai colori lividi, piena di una umanità ancora legata a superstizioni e pregiudizi, dove la fame è un nemico comune e reale, dove gli odori sembrano pervadere le immagini e scuoterle e trasformarle in alchemiche creazioni, come nei quadri di Hieronymus Bosch.

Si deformano così i profili umani, quando ad essere informi sono i pensieri e le azioni dei personaggi ed è deforme l’amore, quando la luce lo svela nei volti di Faust e della sua amata, perché la purezza del sentimento diventa solo ossessione e desiderio, la carne chiama la carne, il primo piano meraviglioso dei peli pubici di Margarete, mentre la macchina da presa sale e svela il suo candido addome, dove risiede l’amore? Nella pancia? Nella vagina? Faust vende la sua anima perché il desiderio è diventato troppo intenso, il diavolo alimenta la sua passione, arriva il punto in cui non siamo più in grado di controllare i nostri impulsi, il nostro dio personale perde il suo potere, qualcuno o qualcosa ci ha rinchiuso in una gabbia.

E Faust e il suo nuovo compare camminano per la città e architettano piani per sedurre Margarete e le speculazioni filosofiche diminuiscono fino a lasciare spazio ad allucinatorie percezioni, le pulsioni erotiche diventano predominanti ed è la sete di potere ad alimentare la vita, il sangue che scorre e pulsa nelle vene.

Come cavalieri dementi in un’opera di Brueghel, Faust e il diavolo si allontanano dalla città, una volta che i loro piani si sono realizzati, che l’anima è stata venduta e tra le lande desolate, davanti ad un ennesimo gioco della natura che la scienza e la ragione vorrebbero comprendere e spiegare, Faust si perde nel suo delirio di potenza, di fronte ai ghiacci sterminati l’uomo non è che un burattino idiota, un attore impazzito, il suo dio personale una pallida ombra, sono le forze irrazionali a tenere in mano i fili del nostro agire, di noi non rimarrà più nulla.

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