Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
La trilogia del "paradiso" inizia con il grottesco titolo di "amore", primo capitolo del grande regista austriaco, che già con "Canicola", l'esordio del 2001, aveva messo in chiaro le cose: un cinema di corpi, pallidi e sfatti che fanno da controcanto alla stessa umanità, spesso borghese, razzista e sola, tremendamente sola. Un Haneke molto meno rigoroso, i suoi film si muovono in un ambito quasi documentaristico, soprattutto in questo, terribile, bellissimo, "Love". Therese è una donna austriaca, ormai anziana, che passa una vacanza in un resort kenyota, alla ricerca di qualcuno che la possa ancora amare per quello che è, non per quello che l'età ormai mostra in maniera spietata. Uno spaccato di società europea, legata ancora a stilemi colonialisti, razzisti e volgari, e un profonda solitudine portata a spasso da Therese e dalle amiche in un luogo-non luogo in cui anche il mare sembra immobile. Girato benissimo, quasi surreale, si allunga forse un po' troppo, ma non risparmia nulla, non ci sono pudori, la carne è mostrata in tutta la sua decadenza, l'umanità è annientata, l'amore muore e nessuno risponde, nemmeno al telefono.
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