Regia di Madonna vedi scheda film
1998, Londra. Wally Winthrop (Abbie Cornish) è una giovane donna con una relazione traballante che nutre una passione sfrenata verso la vicenda della sua quasi omonima Wallis Simpson (Andrea Riseborough), la ragazza per cui Re Edoardo VIII (James D’Arcy) abdicò nel 1936 lasciando il trono al fratello balbuziente Giorgio VI. Un’asta da Sotheby’s per la quale vengono esposti centinaia di cimeli risalenti all’epoca della storia d’amore che più la coinvolge è per Wally l’occasione per tuffarsi in un sogno ad occhi aperti, immedesimandosi in una donna tanto famosa quanto piena di lati non conosciuti. Con la complicità di uno degli addetti alla sicurezza di Sotheby’s (Oscar Isaac), Wally inizia un percorso di studio e ricerca, tra passato e presente, atto a voler dimostrare che Edoardo VIII non fu l’unico della coppia a dover compiere sacrifici e rinunce in nome di un’amore destinato a diventare man mano sempre più freddo.
Il modo più semplice per riassumere la trama di questo nuovo film di Madonna, anche al Lido, era sempre iniziare con la frase “Hai presente Il discorso del re?”… In effetti questo si sarebbe potuto considerare una sorta di suo spin-off (lo stesso monarca balbuziente è presente nella pellicola ed è interpretato da Laurence Fox), ma il film di Madame Ciccone è molto altro. E’ un continuo andirivieni temporale in cui due storie con aspetti comuni si intrecciano e si completano come due facce della stessa medaglia. Lo stile cinematografico scelto da Madonna è quello tipico dei registi inesperti/alle prime armi (anche se questa è la sua opera seconda dopo Sacro e profano): eccessivo, kitsch, pieno di inutili carrelli, dolly, troppo pieno di sé ed indulgente su particolari estetici che alla lunga stancano. Il montaggio è frenetico, le due vicende si alternano spesso lasciando troppi dubbi e dando un buon pretesto alla confusione per fare capolino.
L’occhio di Madonna è superficiale e non scava mai nelle anime dei suoi protagonisti, ma quello che in W.E. non manca è la passione, l’amore come come ardore e come sofferenza. In questo il risultato è centrato: al di là di una sceneggiatura frammentaria che lascia fredda la mente, è il cuore ad essere riempito di colori e di suoni (le musiche, spesso moderne anche se accompagnano scene ambientate diverse decadi fa, hanno fatto storcere il naso a molti e possiamo capirne il motivo, ma sono scelte con cura), di sogno e di magia. Il film spesso diverte, l’avvicinamento romantico tra Wally e la guardia di sicurezza gode di un climax ben costruito ed appassionante: ecco, se W.E. viene visto come un melodramma per signore più che come un film che vuole rileggere una pagina di Storia, il risultato può essere discretamente accettato. E il bicchiere in questo caso cerchiamo di vederlo mezzo pieno.
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