Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
L'ambientazione de La morte in diretta, è caratterizzata da cospicui, tragici squarci di violenza e di miseria, con al centro una cerchia di persone che, privilegiate dalla professione che esercitano o dal capriccio della sorte, possono concedersi agi e libertà ad altri negati.
Apparentemente, sono proprio questi ultimi a rappresentare l'elemento ancora dinamico di una società dove ormai, giunti al culmine di un edonismo sfrenato e irresponsabile, lo spettacolo più attraente è costituito dal morboso fascino della morte.
Grande e terribile Moloch di questo mondo ormai da tempo sull'orlo della catastrofe, è il mezzo televisivo che non solo registra e spettacolarizza anche i fatti più sconvolgenti, ma li determina addirittura "accompagnandoli" fino alle conseguenze più estreme.
L'esistenza diventa così un percorso pieno di trappole mortali disseminate un pò dappertutto, dentro le quali, sotto l'occhio lucidamente freddo e terribile della registrazione televisiva, un individuo cade, suscitando in chi assiste alla "caduta" la perversa passione di maniacale "voyerismo" camuffata da partecipazione emotiva di forte (e fasulla) intensità.
La morte in diretta, è dunque una folgorante premonizione metaforica di una apocalisse del "mezzo" (quello televisivo) che distrugge gli individui per offrire la registrazione della loro fine.
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