Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
“Ruggine” è un film particolare, che mi ha convinto!
La storia di un orco e di una banda di ragazzini che lo combatte e lo vince in un castello arrugginito, in una periferia torinese degli anni '70...sembra una tipica storia di Stephen King, riportata nei nostri quartieri di palazzoni di immigrati meridionali, che popolavano interi paesi di case popolari e cortili terrosi. Il film si snoda tra il passato e il presente. Il passato di 3 ragazzini che nei giochi sotto casa, iniziano a gestire i primi rapporti di affetto, amicizia e rispetto, e che una volta cresciuti li conosciamo attraverso un loro ritratto in un tardo pomeriggio.
Carmine (Valerio Mastrandrea): da piccolo il più bullo, quasi prepotente, con l'aria di chi vuole spaccare il mondo, da grande passa le giornate in un bar a scroccare birre e brioche, cercando il coraggio di affrontare gli strozzini ai quali deve dare dei soldi.
Cinzia (Valeria Solarino):da piccola dolce e altruista, pronta a prendere le difese dei più deboli, innamorata di Sandro, l'amico più fragile. Da grande è una insegnante di arti figurative in una scuola media, alle prese con gli scrutini e il dover affrontare il giudizio dei colleghi.
Sandro (Stefano Accorsi): il bimbo più fragile, sempre ammalaticcio, con una simpatia per Cinzia. Da grande è un padre affettuoso e giocoso con il proprio bambino, anche se nell'angolo più buio della casa nasconde un terribile “mostro” del passato.
Il mostro del passato è il dr. Boldrini, che con la sua bella macchina e il suo aspetto elegante e dignitoso, conquista la fiducia dei genitori dei bambini, ma come tutti gli orchi, usa dolci e complimenti per poter soddisfare le proprie voglie malate.
Filippo Timi è il Dr. Boldrini, sopra le righe, davvero un disegno dalle tinte forti, dure, ma che in questo caso erano necessarie, non per dipingere un pedofilo qualsiasi, ma l'idea di tutti i pedofili, di tutti i predatori di bambini. Una scena molto potente è proprio quella in cui lui, a braghe calate, canta e sproloquia, in un campo deserto, con una vittima invisibile, ma purtroppo presente nella sua macchina-tana, mentre tutti i bambini lo osservano da lontano.
Proprio questa moltitudine di visioni (dei bambini, dell'orco, della vittima) che il registra ci offre, rende il film efficace nel risultato. Sembra di possedere tanti binocoli che ci permettono una visione ampia e completa di quello che succede, tutto sotto una luce di tramonto che rende la visione più drammatica.
La parte che presenta i tre protagonisti nel presente, non mi è sembrata sempre molto convincente, sopratutto per quanto riguardano le storie di Cinzia e Sandro. La scena dello scrutinio al quale partecipa Cinzia è davvero molto forzata e recitata in maniera scolastica, troppo caricaturali alcune figure dei professori.
La parte che riguarda Sandro è bella ma tirata troppo per le lunghe, vanificando un po' così la buona idea di mostrare Sandro padre adulto ma con la voglia di fare i giochi che da bambino non ha mai potuto fare.
La figura di Carmine è quella che poi alla fine risulta più interessante e sorprendente.
Io comunque ho preferito la parte relativa alla storia dei ragazzini, diretti benissimo, con una ottima ricostruzione ambientale dell'epoca. Un commento più che positivo per il montaggio del film, che per la sua riuscita era fondamentale.
Per Timi applauso mio personale, che a me piace troppo questo attore...scusate il finale spassionato, ma finalmente vedo un attore coraggioso nell'interpretare personaggi negativi, scomodi ma veramente interessanti, con maniera precisa, attenta e studiata.
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