Regia di Walter Salles vedi scheda film
Ci sono pagine di storia della letteratura che andrebbero lasciate in pace, “On the road” di Jack Kerouac è (era) indubbiamente una di queste, a partire dal fatto che proporre in immagini un viatico del genere era impresa a dir poco titanica.
Tanto più se poi spetta a Walter Salles questo compito, regista a mio avviso onestissimo (ed anche capace quando racconta il “suo” Brasile, “Linha de passe”, 2008), ma non certo così dotato da poter trasferire in immagini un vissuto così poco tangibile ed allo stesso tempo pregno come pochi altri.
Sal Paradise (Sam Riley) è un aspirante scrittore in cerca di nuove esperienze e trova nell’irrequieto Dean Moriarty (Garrett Hedlund) il compagno per andare all’avventura, trovare quel fuoco di vivere a cui aspira, sfidando le regole della società dell’epoca.
Un viaggio pieno di ritorni, nuovi amici, vecchi compagni, e donne, su tutte Marylou (Kristen Stewart), la giovane moglie di Dean, alla scoperta di se stessi e della vita.
Se fosse possibile elidire il paragone con Jack Kerouac non sarebbe nemmeno un film così privo di cose da ricordare, purtroppo i raffronti sono inevitabili e la didascalia, che per di più fa riferimento a un materiale poco incline a prestarsi a quest’ottica, risulta preponderante.
Trattasi di lesa maestà, un film che risulta anche ammorbidito nelle atmosfere (censurare le scene hot con Marylou è quasi un affronto) che poi non mancano (la musica jazz, gli sfondi sterminati, l’alcool, ed anche il sesso a suo modo), ma hanno un sapore distante da quello del libro.
Anche sugli attori ci sarebbe da ridire; più che sulla già vituperata Kristen Stewart (penalizzata già a partire dal concept), Sam Riley e Garrett Hedlund non riescono (non possono) riuscire a rappresentare i personaggi (immortali) che spettano loro, troppo acerbi gli interpreti, troppo complesse quelle anime.
Ma poi in fondo se ci si lascia andare, se non ci si mette a confrontare ogni singolo fotogramma con la parola scritta su un libro (cosa tutt’altro che obbligatoria tanto per intenderci), è anche un film che scorre con una certa fluidità e che qualcosa riesce a trasmettere, tra le tante figure che entrano giusto per poco (ed in tal senso il cast ripaga più che per i protagonisti in se) e scorci più o meno consoni con anche un’idea di cinema alle spalle.
Un film probabilmente “sbagliato”, ma se lo si riesce a prendere a se stante (cosa non facile) nemmeno così malvagio.
Ad ogni modo discutibile, prima di tutto il resto.
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