Regia di Juan Carlos Fresnadillo vedi scheda film
Mia e Juan sono due bambini all'incirca della stessa età che nelle rispettive case vivono le medesime paure.
Le loro notti insonni sono rischiarate dalla presenza inquietante di un uomo incappucciato dal non volto che non si fa fatica subito a identificare con l'archetipo dell'Uomo Nero(Hollowface come viene chiamato per tutto il film) .
Dopo un incipit a casa di Juan in cui l'incappucciato senza volto cerca di rapire il bambino ( ed è un mistero il perchè non riesca, gli si oppone solo la gracilina madre di Juan ed è difficile credere che sia più forte di un Uomo Nero grande e grosso...) l'azione si trasferisce da Madrid a Londra , nella bella casa di Mia, dodicenne con un armadio a muro decisamente adatto a nascondere una presenza indesiderata.
Che puntualmente si manifesta. Il problema è che lo vedono solo lei e il padre. E vengono presi per folli.
Juan Carlos Fresnadillo dopo il curioso Intacto e il riuscito 28 settimane dopo, ritorna alla regia una volta abortito il progetto del remake de Il corvo, per una coproduzione dal cast assortito girata in inglese e spagnolo (anche se Juan, pur parlando in spagnolo, scrive la sua storia sull'Hollowface in inglese...) per ribadire le due anime indipendenti di un film che racconta in fondo la stessa storia in due contesti ambientali diversi. Come è differente il tentativo di approcciarsi a questa presenza indesiderata.
Se nella storia di Juan il problema dell'Hollowface assume connotazioni decisamente religiose ( la presenza di due preti, uno giovane e uno vecchio che fanno pensare a tentativi di esorcismo), in quella di Mia l'approccio al problema è decisamente agnostico: si pensa a minacce da parte di qualcuno che penetra nella casa, si installano telecamere a circuito chiuso che devono svelare l'arcano, si mette in mezzo prima la polizia e poi la psichiatria.
Sono totalmente diverse anche le famiglie d'appartenenza e il contesto sociale in cui matura il terrore per l'Hollowface. Mentre Juan ha solo la madre che lo aiuta( quello che dovrebbe essere il padre appare molto fugacemente), Mia è inquadrata in una famigliola medioborghese felice , con genitori entrambi presenti e affettuosi con la figlia.
Le due storie sono tenute lontane tra di loro, sembra quasi un film in due episodi a tenuta stagna senza alcun tipo di comunicazione ma è evidente che non è così , che le due storie prima o poi si legheranno tra di loro a filo doppio.
Inutile sottolineare che è proprio la distanza artificiosa creata tra le due vicende che insospettisce fin da subito e che lo spettatore più smaliziato arriverà alla soluzione ben prima dei minuti finali.
Intruders si segnala per una confezione molto accurata , ha una fotografia di lusso per una produzione del genere ad opera del talentuoso Enrique Chediak che torna a collaborare con Fresnadillo , è dotato di una regia virtuosistica assolutamente fuori contesto che ottiene solo il risultato di ricoprire il film di una patinatura quasi fastidiosa.
E'un horror senza anima, non mette paura, è assai prevedibile, è una pellicola di sola apparenza , senza sostanza, in cui la cornice vale molto più del quadro in essa contenuto.
Ed è un peccato buttare via così un cast internazionale importante.
Imperdonabile anche qualche scivolone in sede di sceneggiatura e il banalizzare un archetipo come quello dell'Uomo Nero terrorizzante proprio perchè oscuro e misterioso.
Qui praticamente nulla è lasciato all'immaginazione facendo perdere al tutto il suo fascino.
A questo punto meglio l'armadio di Boogeyman.
(bradipofilms.blogspot.com )
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