Regia di Matthijs van Heijningen Jr. vedi scheda film
Gli scienziati di un campo norvegese antartico scoprono casualmente la presenza di un'astronave aliena sepolta nei ghiacci da circa 100.000 anni, e pensano bene di effettuare una incauta autopsia sul reperto di un mostruoso essere congelato rinvenuto nelle vicinanze, coadiuvati in questo da un gruppo di colleghi americani richiamati in loco per il sensazionale ritrovamento. Scopriranno ben presto che l'essere e vivo e vegeto ed ha la pessima abitudine di replicare una perfetta copia degli esseri umani con cui viene in contatto dopo averli eliminati. La strage annunciata prelude ad una seria minaccia per l'intera razza umana...
Dal riuscito soggetto tratto dal racconto di John W. Campbell Jr. e dopo il primo,magistrale adattamento RKO firmato da Christian Nyby e da un non accreditato Howard Hawks (conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti) la Universal si concede questo terzo remake (in realtà un prequel,ma conta poco) del misconosciuto Matthijs van Heijningen Jr. dopo il capolavoro fanta-horror del 1982 firmato dal talento visionario di John Carpenter. Rielaborando le ossessioni da 'invasione degli ultracorpi' come metafora americana sul pericolo rosso che informava il capostipite RKO ed il relativo immaginario morfogenetico da Regno vegetale (dai baccelloni giganti di Don Siegel alla pianta carnivora tentacolare di Nyby) si passa alle ossessioni postmoderne sulle mutazioni genetiche del regno animale nell'adesione ad un immaginario apocalittico inaugurato con le contaminazioni tra generi che dagli incubi claustrofobici di Ridley Scott (Alien,1979) conducono ad una materia narrativa perfettamente nelle corde di un eclettico artigiano dell'horror come John Carpenter (La Cosa,1982). Quest'ultima fatica in tema di clonazione aliena, salvo non aggiungere nulla al risaputo repertorio splatter perfettamente funzionale alla vicenda narrata (corpi squartati, orribili morfogenesi antropomorfe, sterilizzazioni flambè da fiamma ossidrica), cerca di incanalare la tensione narrativa lungo le due direttrici del soggetto originale, ovvero la minaccia incombente di una invasione alloctona in grado di sterminare il genere umano da un lato e gli incubi sul sospetto e sulla identità di matrice dickiana (Modello due,1952 da cui il riuscito Screamers - urla dallo spazio ,1995 di Christian Duguay) dall'altro, trasformando la base antartica del gemellaggio tra vecchio e nuovo mondo nel laboratorio di una spietata resa dei conti da 'dieci piccoli indiani' in trasferta polare. Film godibile ed in una certa misura rispettoso della pesante eredità delle opere precedenti, è condotto con ordinaria perizia da un regista olandese al suo secondo lungometraggio, riuscendo ad alternare con buona efficacia le scene in interno con quelle all'aperto ed imprimendo una corretta dinamica tanto all'evoluzione della storia (prima o poi ne resterà soltanto uno!) quanto alla subordinazione dei caratteri (dai rudi norvegesi al pragmatismo yankee). Certo sostituire la perniciosa ricognizione di otturazioni e pendenti con le orripilazioni 'da prova ematica ' e preferire una imbambolata eroina androgina al fascino bonario e sprezzante di un villoso Kurt Russel non basta a replicare l'indiscusso primato nichilista del film di Carpenter, pur conservando apprezzabilmente il tema musicale targato Ennio Morricone (i diritti sono diritti e la Universal se li era già aggiudicati!). Finale originale a bordo del mezzo alieno. Quando si dice non c'è due senza tre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta