Regia di Matthijs van Heijningen Jr. vedi scheda film
Forse c'è una cosa a cui la visione di questo film può servire ed è quella di dirimere una volta per tutte lo stillicidio di informazioni che ha preceduto la presentazione del film a proposito della natura di un operazione definita con le etichette più varie e che nella modalità della lingua inglese individua il punto di partenza o il grado di similitudine con un campione precedente. E così in epoca di sottovuoti spinti "La cosa" edizione 2011 ha visto associato al suo nome l'aggettivo di prequel, reebot, remake e chi più ne ha più ne metta, per riempire le pagine dei giornali e per dare senso ad un operazione non giustificata nei dai risultati artistici che da quelli legati al puro intrattenimento. In effetti se non si arrivasse alla fine con l'ultima scena, quella del cane inseguito da colpi di fucile provenienti da un elicottero, collegata direttamente all'inizio dell'omonimo film di John Carpenter più di un dubbio accompagnerebbe la storia che scorre sullo schermo, simile con poche ed insignificanti varianti al prototipo firmato da uno dei maestri dell'horror americano. Evitando inutili paragoni con un modello di genialità artigianale e creativa l?ultima traduzione filmica del racconto di J Campbell non solo non è in grado di appassionare per mancanza di carisma, degli attori anonimi ed incastrati in ruoli senza spessore, della regia, piatta e senza ritmo ( un peccato mortale per un film che vorrebbe stimolare l'adrenalina del pubblico giovane) ma fa di tutto per rovinare l?immaginario già esistente sorvolando sui parti più evidenti: dalla presenza del mostro abbozzata e coperta per buona parte del tempo da un montaggio confusionario e da una fotografia organizzata ad arte per mascherare l'insufficienza degli effetti, al meccanismo di inseminazione delle vittime, infettate più dalla presenza dello spirito santo che dalle virtù del crudele visitatore. Alla costante di ricerca di nuovi talenti e nuove facce il cinema di Hollywood deve essere entrato in confusione assegnando la direzione ad un carneade olandese ed ad interpreti tra cui spiccano molti nomi di origine scandinava scelti forse con un colpo di coda ed in ossequio alla veridicità di una storia che svolgendosi nell'antartico ed in una base norvegese deve avere almeno un tocco di esotismo. E se fa male vedere sprecata una faccia come Joel Edgerton straordinario in "Animal Kingdoom" e qui praticamente inoffensivo non resta che rendere un servizio alla comunità dei cinefili apponendo l"etichetta di prequel alla "cosa" di Matthijs Van Heijningen.
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