Regia di Matthijs van Heijningen Jr. vedi scheda film
La Cosa è il remake travestito da prequel del film del 1982 di John Carpenter a sua volta remake del classico della fantascienza politica del 1951 di Christian Nyby e Howard Hawks. La cosa da un altro mondo è l’essere proteiforme che assorbe le sue vittime assumendone le caratteristiche fisiche e psichiche per mimetizzarsi e diffondersi. Il film di Matthijs van Heijningen Jr. si svolge nella base norvegese antartica che fu scenario dell’inizio del magnifico film di Carpenter e si innesta nella continuity narrativa per finire come il precedente iniziava. Ma esattamente come la Cosa (mostro) assorbe i tessuti delle sue vittime clonandole , il film stesso clona l’andamento narrativo de La Cosa (film) creando un ibrido a metà tra il remake e il prequel. Curioso come forma e contenuto si adeguino alle medesime istanze barando sulla scansione temporale degli eventi per solleticare la curiosità sulla genesi dell’invasione ma presentando poi la medesima e rassicurante, poiché già conosciuta, struttura narrativa.
Inutile il confronto con i predecessori, questo è un discreto film di genere poco ispirato e poco incline a rinnovare i cliché del film fantastico contemporaneo.
Edulcorato di tutto ciò che ha reso La Cosa di Carpenter un film cult – nessuna attrice, la cosa è l’unica “femmina” fagocitante; l’estremizzazione del concetto di identità nel gruppo di ricercatori; l’isolamento e la paranoia; il finale aperto e privo della catarsi liberatoria – questa Cosa è cosa ben più modesta, anche dal punto di vista visivo.
L’ eroina, Kate (Mary Elizabeth Winstead), paleontologa chiamata nella base per esaminare l’alieno, ha l’ antagonista dichiarato fin dal primo istante ed è intuibile fin da subito che fine farà. Nobilita il ruolo il grande attore danese fiorito dal dogma di Festen di Thomas Vinterberg e interprete di grande spessore del premio Oscar In un mondo migliore di Susanne Bier, Ulrich Thomsen. L’eroe maschile Noel Edgerton è invece modellato sulla fisicità - inarrivabile - di Kurt Russell ma ha stampato in faccia ciò che gli riserverà il finale - ma quando mai - a sorpresa.
Come i poco riusciti film horror la storia è interessante solo fino a quando il mostro non si palesa, in un gioco di sospetti e scannamenti interni al gruppo - norvegesi vs americani – tirato via senza troppa cura e un esame di gruppo in sala riunioni che clona anche se con altre modalità - l’esame dei denti dai quali si evince l’umanità o meno del soggetto - il mitico esame del sangue del film di Carpenter ma che non lo sfiora neppure da lontano per tensione e maestria di regia. Nessuna sorpresa, tutto fila liscio nonostante le intenzioni e la mattanza assume una cadenza prevedibile.
Il danno arriva con il mostro. Da quando la Computer Grafica ha preso il posto dell’artigianato dei siliconi e delle protesi meccatroniche la qualità degli effetti speciali è decaduta in un abisso di conformismo estetico profondamente deludente. La CGI è oggi l’espediente a basso costo che risolve facilmente ogni esigenza visiva. La trasformazione della carne nel cinema degli anni 80 che riplasmava il corpo-biglietto da visita della rinnovata società edonistica, raggiunse l’apice proprio con le deliranti, inarrivabili trasformazioni della Cosa del grande artigiano Rob Bottin. La forma dell’informe assume nel film di Carpenter una statura metafisica mischiando il grottesco con lo splatter, l’ignoto si nasconde nell’essere umano e quando sgorga in flutti di materia è veramente disturbante.
La Cosa di questo film-remake è una cosetta tentacolare coi denti e qualche goffo tentativo di imitare la carne umana. L’errore è cercare di rendere comprensibile ciò che deve risiedere nelle paure ancestrali dell’essere umano, incapace di dare una spiegazione all’infinitamente piccolo del proprio essere che coincide con l’infinitamente grande dell’universo dal quale il mostro proviene.
L’effetto horror si stempera subito, e benché il film sia corto la dimensione paranoica dell’isolamento e della perdita dell’identità si sbriciola in poche scene delegando all’action ogni rivelazione della Cosa. Si rivela così necessario mischiare anche un po’ di quello che fu l’Alien alla caccia alla bestia nella base fino ad un finale posticcio, tirato via e ambientato – inutilmente - addirittura nel disco volante.
Qualcosa ricorda anche il famoso videogioco survival horror The Thing, basato sul titolo di Carpenter, qualche sviluppo narrativo dalla meccanica facile e qualche effetto visivo sembra mutuato più che dal film, dalla sua versione giocabile. Ma è solo un’impressione tutta da verificare. Finale falsamente a sorpresa, in realtà in linea con la più classica delle catarsi conciliatorie dei film de paura. Sui titoli di coda ecco l’aggancio con il film del 1982 , il ritrovamento dei cadaveri da parte della squadra di soccorso e l’elicottero dei sopravvissuti che dà la caccia all’husky in fuga nei deserti antartici.
La Cosa rimane un film fanta horror con spiccate attitudini action che ben si adatta alla morìa dei cinema estivi. Incapace di dare più brividi di quanto non faccia l’aria condizionata dei multisala, si conferma un film assolutamente medio che si affida agli strappi sonori per generare spavento e a una drammaturgia semplice, senza sottotesti disturbanti.
Avrà una seconda vita nella distribuzione in Dvd e nei palinsesti delle labirintiche tv on demand. Guarda un po’ La Cosa di John Carpenter in televisione non passa mai e quando passa è mutilato senza pietà. Avrà qualcosa che ai consumatori di merendine e collutori non va proprio giù.
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