Regia di Brett Ratner vedi scheda film
Tra i prodotti mainstream di Hollywood degli ultimi anni, perché questo è in virtù di regista (il Brett Ratner dei tre “Rush hour” tra gli altri) ed attori (cast praticamente sterminato), è probabilmente uno tra i più coraggiosi, nel suo chiaro intento di assiemare la commedia all’heist movie (come da titolo) facendo soprattutto leva sull’indignazione per la rovina che uno sfrenato capitalismo ha provocato.
Quando il magnate Arthur Shaw (Alan Alda) viene arrestato per le sue truffe finanziarie i suoi dipendenti scoprono di aver perso i loro fondi pensione (ed in alcuni casi non solo) che il collega Josh Kovacs (Ben Stiller) aveva a lui affidato, in buona fede.
Passato l’iniziale sconforto alcuni di loro, guidati da Josh, decidono di riprendersi il maltorto architettando una rapina nei confronti del finanziere avvalendosi di un ladruncolo di professione (Eddie Murphy) che deve instradarli in una via che non conoscono affatto.
L’unione farà la forza laddove la giustizia sembra essere impotente.
Nei tempi grami in cui viviamo, e nei quali assistiamo quotidianamente ad ingiustizie colossali, il malcapitato gruppo di ladri improvvisati non può che generare una naturale simpatia nel loro maldestro incedere al fine di recuperare ciò che in fondo è loro (e visto che ci sono anche qualcosina in più).
Una visione che richiama parecchi episodi del cinema che fu (tra i più evidenti l’Eddie Murphy che su di un tetto impartisce lezioni di scassinamento di una porta all’inesperto gruppo che fa sinceramente il verso a “I soliti ignoti”) cavalcando meglio il versante dello humour, garantito da un cast di (ex?) primedonne, come il redivivo Eddie Murphy, l’emancipato Ben Stiller, il trasandato Matthew Broderick, la gagliarda Tea Leoni (per l’occasione mora), la trasbordante Gabourey Sidibe e tanti altri ancora.
Peccato solo che poi il piano, che caratterizza in lungo ed in largo la seconda parte della pellicola (più articolata, ma meno ficcante della precedente), sia pieno di falle (a partire dalla movimentazione dell’auto, arrivando al modo in cui i protagonisti riescono ad arrivarci), sostanzialmente mal congeniato (al cinema si è visto tranquillamente, e spesso, di molto meglio).
Questo allevia i facili entusiasmi, ma poi la chiusura riporta in primo piano il “tifo” rispetto alla compiutezza seppur il tutto appaia un tantino frettoloso (avere una ruota d’oro non è come avere 100000 dollari in banca).
Un film dunque simpatico che fa leva su un argomento sentito (e troppo spesso condanna di tante famiglie per bene) per inscenare uno spettacolo discontinuo, ma pur sempre volonteroso.
Vivace.
Più a suo agio sul versante "commedia" che nello sviluppo dell'intreccio (un pò pasticciato), mantiene comunque un buon ritmo ed ha il merito di aver confezionato un prodotto mainstream più coraggioso della media (almeno quella americana).
Non proprio brillantissimo (almeno non come nelle sue performance migliori), ma le intenzioni sono comunque pregevoli.
Piacevolmente caparbio.
Uno dei pochi ruoli interessanti che gli siano capitati sotto mano negli ultimi anni.
Abbastanza divertente.
La parte è giusta per lui e sta al gioco con la dovuta partecipazione.
Più che sufficiente.
Discreta presenza anche se nel folto gruppo di interpreti non si prende certo la copertina.
Pienamente sufficiente.
Per l'occasione la ritroviamo mora in un ruolo piuttosto semplice, ma comunque risulta elegante e vivace.
Pienamente sufficiente.
Moderatamente simpatico.
Compare poco e sempre con caratteristiche sfrontate ed un pò eccessive.
Sufficiente.
Nei panni del finanziere gaglioffo, mostra la necessaria strafottenza e segna marcatamente il personaggio.
Aderente alla situazione.
Sufficiente.
Sufficiente.
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