Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Abbandonati i virus di “Rec” (2007), Jaume Balaguerò utilizza ancora una volta un condominio come luogo protagonista assoluto della sua pellicola, ragionando però in maniera diversa, ma provocando comunque significative fibrillazioni in un contesto che vanta una certa originalità.
Cesar (Luis Tosar) è un uomo da sempre infelice che lavora come portinaio presso un condominio e dietro i suoi modi gentili di facciata cova sentimenti di tutt’altro tenore.
Soprattutto non sopporta chi è felice, trovando nella bella Clara (Marta Etura) la vittima designata infilandosi di soppiatto nel suo appartamento in un crescendo di perfidia che destabilizza l’ignara donna.
E’ nella sicurezza della normalità che si insinuano i pericoli maggiori, quando non te li aspetti, quando dietro ad un sorriso o ad un gesto gentile si nasconde un piano meticoloso e deviato che si può solo subire pensando che i propri problemi siano legati solo al caso o alla sfortuna.
Idea interessante, sviluppata piuttosto bene con una costruzione che si prende i suoi tempi (senza sprecarli troppo) per poi deflagrare soprattutto nella seconda parte quando l’angoscia e la tensione tendono a salire e di parecchio con almeno un paio di lunghe scene che si assistono col groppo in gola (l’incontro a tre nell’appartamento di Clara e il faccia a faccia con la spudorata ragazzina).
Il piano ed i moventi di Cesar sono subdoli e trovano nell’ombrosa e fredda figura di Luis Tosar un risalto efficace, così come la solarità di Clara è resa con estrema naturalezza dalla sbarazzina Marta Etura.
Certo il percorso è un po’ tortuoso e si sorpassa in diverse occasioni la regola della verosimiglianza, però la trama, anche con le sue pecche, è costruita ben sapendo come generare un tumulto interiore progressivo, Jaume Balaguerò non è certo un fine psicologo, ma questa volta delinea assai bene la figura centrale, ovvero quello di Cesar e quindi anche in tal senso fa registrare dei passi in avanti.
In più il finale è oltremodo perfido, forse non trova piena consacrazione dalla sequenza di immagini, ma riesce ad incunearsi ancora più in profondità di quanto non sia avvenuto in precedenza (un vero e proprio incubo).
Una pellicola imperfetta, con qualche licenza di troppo, ma che ha diversi meriti, a partire dall’idea (ottima a prescindere da tutti gli altri discorsi) e dal fatto di scardinare il luogo sicuro per antonomasia, portando i sentimenti negativi in prima fila così come accade per il vero protagonista Cesar.
Crudele.
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