Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Chiudersi in casa è la prima regola dell’autoconservazione. La seconda è non affidare le chiavi. A nessuno, neanche al portiere: uomo gentile, le cui cortesie per gli ospiti eccedono i normali rapporti di vicinato. Perché César è triste senza possibilità di guarigione. E far ammalare chi lo circonda è il solo rimedio. Per qualcuno basta uno sgarro banale, altri oppongono resistenza all’infelicità che gli rende il lavoro più arduo. Vedi la bella Clara, appagata dalla vita, sorridente nonostante le incursioni notturne dell’aguzzino. Che le corregge le creme per il viso con sostanze urticanti, le infesta la casa di blatte. La narcotizza, e può andare ben oltre. Il condominio come gabbia del terrore è filo rosso dell’opera di Balagueró, che prima di [Rec] aveva firmato il Tv movie Film per non dormire. Affittasi, sui rischi di certe abitazioni periferiche. Qui il filo si srotola lentamente in un palazzo centrale, tangendo la suspense classica e la commedia nera. Oltrepassando spesso la soglia del verosimile, ma tenendo fuori dalla porta l’essenziale: la putrefazione dell’anima è più sottile e più letale di un virus, ma l’orrore è intrappolato in una sequela di gesti chirurgici. Luis Tosar presta il ghigno a un carnefice di inquietante mitezza, la cui ossessione resta avviluppata in un contenitore lineare e freddo, che vuole suggerire l’insensatezza del Male ma provoca solo l’ansia temporanea del letto. Tornati a casa ci guardiamo sotto, poi andiamo
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