Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Una piccola sorpresa nell’asfittico panorama cinematografico estivo è Bed Time – Mientras duermes, il titolo originale – di Jaume Balaguerò, regista della rinascita del cinema fantastico spagnolo già autore di Darkness (2002), Fragile (2005) e soprattutto dei due episodi di [REC] insieme a Paco Plaza.
Ancora un condominio il protagonista di questa cupa iperbole del male di vivere. Un condominio borghese ammantato da un prestigio retrò, silenzioso antro nei cui rifugi dei suoi appartamenti si estingue un’umanità molto lontana da quel blasone che l’architettura elegante con discrezione custodiva. Ora, palazzo abitato da cordiali sconosciuti, infelici inquilini del tempo della crisi, della perdita del ruolo sociale, di ogni certezza.
Diverso dal condominio de La Comunidad (2000) di Alex de la Iglesia, con i suoi condòmini furibondi, assatanati e grotteschi. Lontano anche l’altro palazzo infestato dalla rabbia di [REC] e i suoi inquilini zombi, lontanissima la nervosa camera a mano e la furiosa aderenza temporale alla realtà dei fatti che non lasciava scampo ad elaborazione alcuna.
Bed Time ruota intorno alla figura principale di Cesar, il custode del palazzo. Anonimo e grigio personaggio che staziona all’ingresso esaudendo le richieste dei condòmini con schifata cordialità. Infelice cronico, il rancore che lo anima e che lo mantiene in vita è rivestito da una untuosa patina di sottomessa benevolenza verso il prossimo. In realtà l’intima ragione di vita di Cesar è quella di rovinare la vita alle persone, per puro piacere e per non trovarsi totalmente isolato nella propria amara solitudine. Il personaggio è la maschera di Luis Tosar, straordinaria faccia da genere già Malamadre nel fortunato film carcerario Cella 211 (2009) di Daniel Monzon. Il suo ghigno da Pierrot depresso incorniciato da foltissime sopracciglia lo fa assomigliare ad un Muppet demente, sottilmente grottesco, pervaso da un’ironia perversa e da una rabbia repressa sotto le mentite spoglie dell’uomo socialmente insignificante, quindi agli occhi della gente, vittima, non carnefice. Il film è un thriller che si regge su questo equivoco, ottimamente orchestrato da Balaguerò su sceneggiatura dell’italianissimo Alberto Marini. Una sorta di uomo che non c’è, un’ombra che di notte si materializza nell’appartamento della bella condomina Clara (Marta Etura) per vessarla e distruggere la sua vita così ottusamente, incongruamente felice.
Il racconto si prende il tempo che serve, avviluppando la vittima in una crescente opera di sabotaggio di ogni certezza, fisica e psicologica. Bed Time instilla il suo veleno goccia a goccia coinvolgendo lo spettatore nella muta complicità di una favola nera. Un principe tetro che abita i sonni senza sogni della bella addormentata e i cui baci non spezzano affatto l’incantesimo, anzi sprofondano ancora di più la ragazza nella disperazione. L’accumulo che potrebbe sconfinare nel ridicolo è tenuto a bada il più possibile dalla regia sicura di Balaguerò che non rinuncia a colpi bassi e a una costante tensione. Un film iperbolico e cattivo, un gioco al massacro talmente scoperto da risultare a volte un po’ prevedibile e al limite dell’interruzione della sospensione dell’incredulità ma che tuttavia risulta assolutamente gradevole e chiuso alla grande da una soluzione narrativa originale.
In questo caso il male, nascosto nella smorfia benevola di Cesar, non è banale. E’ piuttosto meticoloso, preparato, cosciente e chirurgico. Nella mente di Cesar non c’è il buio. Piuttosto è presente un’accecante invidia. Quello che rende il film assolutamente plausibile –al di là degli sviluppi narrativi – è l’aderenza ad un male di vivere talmente generalizzato da non essere più individuabile. La società dell’apparenza, persa ogni possibilità di entrare in empatia con il prossimo si fa fregare da chi quell’apparenza la sa sfruttare a proprio vantaggio. Il mite Cesar veste i panni del fallito, di quello che ha risolto la propria vita trascorrendo le ore nella noia dell’androne di un palazzo. Per questo agli occhi di tutti è una persona buona. Solo un vecchio lo sgama ma senza rendersi conto di che bestia stia stuzzicando, il classico anziano rompicoglioni di tutti in condomini. E solo una fresca – in apparenza - fanciulla conosce il suo segreto, poiché marcia quanto lui. L’umanità di Balaguerò è variegata e asociale, persa nel delirio dell’esistenza contemporanea, figlia della crisi economica e priva di empatia per il prossimo. Il sorriso della bella Clara è una sfida aperta alla cappa di tristezza che risolve ogni questione, è un raggio di sole che può smascherare il pazzo illuminandone ogni crudeltà o capace di ridurre il Nosferatu degli sfigati ad un cumulo di cenere rivelandone la natura ad una umanità pronta a distruggere quanto lui. Clara è la nemesi dello stalker, nemico naturale e vittima predestinata. Bed Time risulta essere un buon film, ben diretto e scritto, un’idea semplice interpretata con grandissima bravura da tutti gli attori, Luis Tosar su tutti.
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