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Bed Time

Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film

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La recensione su Bed Time

di mc 5
10 stelle

A ruota subito dopo il pregevole action "Contraband", ecco arrivare nelle sale un'altra bellissima sorpresa estiva, un thriller spagnolo magnifico, oscuro ed impressionante, dal titolo "Bed time". Personalmente, sono un amante dei thriller nella loro accezione più nera ed inquietante e in questo ambito si tratta di una pellicola che mette a segno un colpo davvero ben assestato. Atmosfera cupa, dialoghi brillanti, una sceneggiatura costruita impeccabilmente, personaggi (anche quelli marginali) scritti con impegno, un commento sonoro funzionale, insomma in questo film realizzato con grande cura per i dettagli, non ho trovato nulla di approssimativo. Bisogna anche dire che il regista Jaume Balaguerò non è un signor nessuno, ma un cineasta che pur avendo all'attivo diverse cose (ha fatto anche il critico cinematografico) è diventato protagonista di un piccolo fenomeno globale con le sue due creature "Rec" e "Rec 2" che hanno incassato cifre enormi pur realizzate con budget modestissimi. Io vidi a suo tempo entrambe le pellicole e ne restai parecchio deluso, tanto da farmi pensare al caso grottesco di Oren Peli, uno che costruendo film orrendi basati sul nulla e costati due lire ha incassato cifre favolose (arrivando peraltro alla corte di Steven Spielberg!). Lungi da me l'idea di paragonare i due registi (che peggio di Peli non è proprio possibile), ma il ricordo che ho della mini saga di "Rec" è quello di due horror di ben poca sostanza e tante suggestioni minimali e ruffiane. Ciò detto, cosa potevo aspettarmi da Balaguerò? E invece ecco che lo spagnolo mi sforna un gioiello di thriller...di quelli che danno un senso pieno ad un termine spesso abusato dai critici quando commentano film di questo genere: "DISTURBANTE". Ecco, questo è uno dei film più DISTURBANTI che abbia mai visto. Il merito va sicuramente ripartito tra il buon Balaguerò e l'italiano Alberto Marini autore della sceneggiatura nonchè del libro da cui l'opera è tratta. Ma il merito principale va riconosciuto al quel mostro d'interprete che si chiama Luis Tosar. Di lui mi piace dire che pur essendo solo poco più che 40enne, egli ha già nel suo curriculum almeno un paio di interpretazioni memorabili, di quelle che restano scolpite per sempre: una è quella dello straordinario detenuto protagonista del film "Cella 211", e l'altra è quella dell'opera di cui stiamo parlando, vale a dire un uomo succube dei fantasmi della propria infelicità. Già dai primi fotogrammi facciamo la conoscenza di Cesar, portiere in un condominio borghese presumibilmente collocato nel centro di Barcellona. Cesar non ha problemi, rivolgendosi idealmente allo spettatore (pur senza guardare in camera) a mettere subito a fuoco ciò che caratterizza la sua personalità, che è poi il suo grande rovello: vale a dire che lui è venuto al mondo per crogiuolarsi nella propria infelicità. Egli è perfettamente consapevole che non conoscerà mai la felicità perchè essa non appartiene alla sua condizione di essere umano. Chiaro che per lui trovare ogni mattina una ragione di vita è molto dura. Eppure lui ci prova. Cosa può dare un senso alla monotonia di lunghe giornate sempre uguali tutte spese a salutare e riverire i condomini? Qualcosa c'è. Ed è qualcosa di sottilmente malato, che attiene ad una mente disturbata come la sua. Egli studia minuziosamente abitudini e dati di ogni singolo condomino, con cura maniacale. E passa le giornate ad elaborare piccoli espedienti che (al di là dei sorrisi di circostanza e delle cortesie convenzionali che i doveri professionali gli impongono) possano concorrere a rendere un pò meno felici le esistenze degli ospiti del condominio. In sostanza lui -votato all'infelicità- lavora perchè tale condizione sia -progressivamente e a piccoli passi- condivisa con le persone che popolano la sua misera vita. In pratica Cesar sorride ed è professionalmente servizievole con ciascun condomino, ma poi, quando è sicuro di non essere osservato, si mette al lavoro per causare piccoli guai, naturalmente facendo molta attenzione che nessuno possa risalire all'autore di quei danni, cioè lui. In particolare è ossessionato dalla presenza di Clara. Ed è facile capire il perchè. Clara è una ragazza che trasuda gioia di vivere, esibisce entusiasmo e vitalità. L'esatto opposto della condanna a morte che è la grigia esistenza di Cesar. E allora lui, mentre simula, attraverso parole e gesti, umana simpatia per quella ragazzona così ottimista, in realtà schiuma di rabbia. Non è giusto che esistano persone felici come lei. Cesar deve agire. E allora si inventa un piano. L'uomo si introduce ogni notte nell'appartamento di Clara e, dopo averla cloroformizzata, la possiede fisicamente. Ed ogni mattino seguente lei si sveglierà solo un pò intontita, ignara di tutto, e andrà al lavoro, mentre lui riprende la sua postazione di portiere dello stabile. In realtà durante quelle notti, Cesar in quell'appartamento combina anche altre cose, tipo seminare larve di scarafaggi, ma non è il caso qui di scendere nei dettagli. Finchè non entra in scena un nuovo personaggio che sconvolge i piani di Cesar. Si tratta del fidanzato di Clara, che si trasferisce per alcuni giorni nell'appartamento di lei. Cesar è devastato dall'arrivo di quest'uomo che egli individua ovviamente come un intruso destinato ad infrangere i suoi piani demenziali. I due si troveranno faccia a faccia, con esiti tragici. E mi fermo qui, che sarebbe un peccato aggiungere altro. Quanto al cast, non posso che ribadire le formidabili doti d'attore di Luis Tosar, un interprete forse non fornito di molteplici gamme espressive ma anche uno di quelli che quando azzeccano il ruolo giusto raggiungono l'eccellenza assoluta (come nel nostro caso). Da segnalare inoltre la protagonista femminile: nei panni della sfortunata Clara troviamo Marta Etura, un viso d'attrice che ispira subito simpatia, dotata com'è di un magnifico sorriso (per l'angolo del gossip: Tosar e la Etura ormai da anni fanno coppia -felice- nella vita reale). Da rimarcare un finale che per un momento sembra consegnarsi al mélo almodovariano...ma è solo un attimo, e la visione di un tenero abbraccio materno cede l'inquadratura conclusiva a Cesar che ci fa sapere di avere "svoltato" nella sua vita, e di avere finalmente scelto la strada della felicità. Ma sarà poi vero? Quel suo ghigno inestricabile non ci offre alcuna garanzia in proposito. Qualcuno ha tirato in ballo addirittura Kubrick e il suo "Eyes without shout". Mah. Di sicuro non si sbaglia chi cita Hitchcock che qui viene alla mente in più d'una occasione. Per esempio nella sequenza -tesissima- in cui il fidanzato di Clara scopre che Cesar è nascosto dentro l'appartamento. In bilico tra cinema di genere e tentazioni autoriali, un film che ci fa capire fino a che punto può diventare crudele (e misogino) un uomo quando è infelice.


Voto: 9/10

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