Regia di Daniele Ciprì vedi scheda film
Primo film dopo la "scissione" dei Dioscuri di "Cinico Tv",Daniele Ciprì e Franco Maresco,per il primo dei due (l'altro porterà sugli schermi un progetto intitolato "Belluscone",probabilmente più in linea con i loro lavori girati insieme),"E' stato il figlio" è stato presentato la scorsa edizione del Festival di Venezia,ottenendo buone critiche in sostanza,e scarso riscontro di pubblico.La storia,raccontata tutta in flashback,di una tragedia con ampi spazi dedicati al grottesco puro,di una famiglia siciliana colpita da un lutto improvviso e terribile,la più piccola dei figli cadere sotto il fuoco di un agguato mafioso,e cercare un riscatto sociale con l'indennizzo da parte dello Stato che vedrà quasi tutto il capitale riscosso investito in una Mercedes.Il cinema,e la visione della Sicilia,di Ciprì,mostra i dettagli di uno squallore desolante,di cui lo spettatore che non si fa intimidire giunge anche a sorridere,e di una grettezza umana in cui nessun dolore può spuntarla sulle regole della sopravvivenza così insite nell'italiano.E in questo caso,allora,si può leggere il film come una metafora dell'Italia,in cui le generazioni più avanti con gli anni,pur dolendosene,non esitano a fagocitare le possibilità e le vite dei giovani,relegandole in un angolo a sprecare esistenza e futuro.Recitato più dalle facce che dai corpi,trova in Toni Servillo che si confonde in un personaggio che già dalla postura sta tra il goffamente ridicolo e l'ottuso al limite della disperazione,un capocomico duttile che non si preoccupa di offrire gli spigoli meno simpatici del carattere;più "film" dei titoli precedenti di Ciprì,con una progressione da tragicommedia efficace,che nel finale spietatamente fa quadrare i conti e,senza avvisare,mette sul gozzo al pubblico tutto il dramma che ha dentro.
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