Regia di Mario Martone vedi scheda film
E' un film cupo e silenzioso, con una fotografia giallastra e sporca, e un modo di raccontare minimalista e spezzettato. Il più delle volte è lo spettatore che deve ricostruire quello che succede dai dialoghi o da altri accenni disseminati nel film, perché una narrazione classica non c'è. Per quello che mi riguarda, il protagonista lo trovo antipatico, specie per il suo parlare misterioso, con frasi ad effetto, e con un'eterna aria di sufficienza. Non so con quale grado di condiscendenza il regista lo rappresenti, o se lo faccia con distacco e senza partecipazione; quindi l'antipatia del personaggio non mi rende inviso il regista.
Per il resto, il film mostra alcuni segmenti di vita di questo oscuro personaggio, nipote di Bakunin, e i suoi rapporti con familiari, amici, personaggi dell'estrema sinistra napoletana. Credo che il suo scivolare finale nella follia sia coerente e necessario col personaggio.
In complesso è un film discreto, con uno stile strano ma non disprezzabile, che però non spiega l'enorme fama che ha avuto. Ricordo il gran parlare che se ne fece, e che rese specialmente il titolo praticamente di dominio comune.
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